Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 07:08.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:33.

My24

La crisi ha falcidiato molti settori industriali ma, in generale, tutte le imprese e i comparti hanno cercato al loro interno le forze per resistere. Le imprese sono state ammodernate con azioni profonde sui processi e i prodotti, l'unico modo per mantenere o conquistare quote di mercato e rimanere in vita. Resilienza, capacità di resistere alla crisi fino allo stremo delle forze, è stato un termine con cui in questi anni post-2008 abbiamo imparato a convivere. Molto spesso la resilienza delle imprese è avvenuta, è amaro constatarlo, in un contesto di inefficienza del settore pubblico e inadeguatezza del quadro normativo, nell'indifferenza di gran parte del sistema politico.

Il caso della chimica è esemplare. Come emerge dal Responsible care 2012, il settore ha investito oltre 700 milioni di euro per adeguare le imprese alle best practise in tema di emissioni, sicurezza del lavoro e risparmio energetico. Investimenti che sommati a quelli degli anni precedenti hanno fatto diventare il settore un modello per l'industria europea. La chimica è il comparto manifatturiero italiano con meno infortuni sul lavoro e con la minore incidenza di malattie professionali. Un settore che ha saputo lavorare sulle sue antiche fragilità per farle diventare veri e propri punti di forza.

Può bastare? Difficile. Senza un'azione pubblica di sistema per semplificare la normativa delle autorizzazioni e dei controlli e per favorire gli investimenti, la competitività di qualsiasi settore, anche il più granitico è destinata a perdere colpi. In Italia non si parla di Politica industriale con la P maiuscola da qualche decennio. Forse sarebbe il caso di aprire rapidamente il dossier. Il rischio è perdere anche le eccellenze che ci sono rimaste e scivolare in un declino davvero inarrestabile.

Commenta la notizia

TAG: Imprese

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi