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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2013 alle ore 18:31.

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La consegna di 500mila euro a Giampaolo Tarantini da parte di Silvio Berlusconi tra marzo e luglio del 2011 non fu il passaggio finale di una estorsione. Lo ha stabilito la procura di Roma che ha chiesto oggi l'archiviazione delle posizioni dell'imprenditore barese e dell'ex direttore dell'Avanti, Valter Lavitola.

Sul primo pendeva l'accusa di aver preteso la somma dall'ex premier - che nell'inchiesta risulta parte lesa - in cambio del silenzio sul presunto giro di escort introdotto dallo stesso Tarantini a Palazzo Chigi. La richiesta di archiviazione del procedimento per tentata estorsione presentata al gip riguarda anche la moglie di Lavitola, Angela Devenuto, e di due stretti collaboratori del giornalista incaricati di andare a prendere a Roma i soldi che metteva a disposizioni la segreteria di Berlusconi.

Solo un aiuto «ad un amico in difficoltà»
Nel maggio scorso Berlusconi, sentito dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Francesco Caporale e dal pm Simone Marazza, aveva ribadito di non aver mai subito alcun ricatto né alcun tipo di pressione o minaccia per costringerlo a consegnare i 500mila euro a Tarantini, ma di aver dato il denaro all'imprenditore barese perché potesse riprendere l'attività imprenditoriale, ritenendolo «un amico in difficoltà».

A Bari inchiesta ancora in corso
Le conclusioni dei magistrati della Capitale saranno trasmesse per conoscenza anche al procuratore aggiunto di Bari, che lo scorso luglio ha chiuso l'indagine sul presunto giro di escort "gestito" da Tarantini, inchiesta che vede Berlusconi indagato proprio per induzione a rendere falsa testimonianza. In particolare, la Procura barese contesta a Lavitola e a Berlusconi di aver indotto Tarantini a mentire all'autorità giudiziaria sul giro di ragazze che si sarebbero prostituite nelle feste che avvenivano nelle residenze dell'ex premier. Gli inquirenti di Bari ritengono che il mezzo milione di euro versato da Berlusconi servisse proprio per evitare che Tarantini raccontasse la verità.

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