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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2013 alle ore 13:44.
L'ultima modifica è del 02 novembre 2013 alle ore 14:58.

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Il vaso di Pandora è stato scoperchiato: non conterrà tutti i mali del mondo, questo sicuro, ma qualche accidente, anche un po' più di qualche, lo sta buttando fuori. Il vaso della Regione Emilia Romagna da cui sono usciti gli scandali dei rimborsi da 500mila euro in 19 mesi per la ristorazione dei suoi 50 consiglieri questa mattina regala una nuova epidemia, trasversale alla politica, splamata anzi su tutti i gruppi.

Le consulenze esterne, i contratti a progetto, i co.co.co, le collaborazioni a tempo. Due milioni di euro che stanno passando al vaglio della magistratura e della Guardia di Finanza spesi a vario titolo un po' da tutti. Che male c'è se lo si può fare? Probabilmente, da un punto di vista penale, nessuno (a meno che le consulenze non evidenzino finanziamenti illeciti ai partiti o favori per sistemare il figlio, nipote, cognato di qualcuno a cui si deve qualcosa), da un punto di vista etico, in tempi di tagli e spending review, suscita quanto meno un'alzata di sopracciglia che il signor Enrico Aimi, quota Pdl, abbia pagato a un membro del partito 9mila euro per tre mesi di consulenza per dare supporto alla sua segreteria particolare.

Dall'altra parte, quella del Pd, si nota una certa preponderanza di incarichi a personaggi di partito, di sicuro competenti, ma pur sempre iscritti tra le fila dei democratici.
E proprio a stigmatizzare il comportamenti dei consiglieri regionali suoi colleghi di partito è arrivato in queste ore il commento del sindaco di Bologna (quota democratica)Virginio Merola: "Dal punto di vista legale non ci sono neanche gli avvisi di garanzia, ci sono solo molte fughe di notizie- ha detto Merola - quindi questo crea già una situazione insolita, e può essere anche che non ci sia un reato". Le cose cambiano, però specifica il sindaco, se si considerano da un punto di vista etico-morale: "ci sono cose che dovrebbero colpire, il Pd ha una base molto reattiva a questi temi e bisogna tener conto di questo sdegno dal punto di vista dei comportamenti individuali, non va bene".

Alla scudisciata del primo cittadino di Bologna si unisce poi la presa di distanza di Nadia Monti, assessore comunale (Idv) alle Attività Produttive del capoluogo emiliano. Sulla sua pagina Facebook, secondo quanto riferito dalla redazione locale di Repubblica, Monti mette i puntini sulle i: "Facciamo chiarezza la sottoscritta e i colleghi del comune di Bologna non abbiamo carte di credito di alcun tipo. Paghiamo pranzi e cene e, se abbiamo necessità di usarlo, paghiamo tutti i taxi. Nulla viene rimborsato e non esistono auto blu". E infatti a forza di sborsare del loro per pranzi e cene quelli della Giunta comunale sono tutti in peso forma.

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