Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 17:49.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2013 alle ore 18:51.

My24

Affronterà i due processi in cui è imputato a piede libero, Nicola Cosentino. L'ex sottosegretario all'Economia, infatti, ha lasciato quest'oggi gli arresti domiciliari dopo la decisione del collegio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere di revocare l'ultimo provvedimento restrittivo a suo carico. Secondo i giudici, non ci sono più esigenze cautelari.

È una storia giudiziaria che s'intreccia tra ricorsi, impugnazioni e appelli quella che vede protagonista il politico casertano, già coordinatore campano del Pdl accusato, in due diversi procedimenti, di concorso esterno in associazione camorristica e di corruzione e riciclaggio a sfondo mafioso per la costruzione (mai avvenuta, peraltro) di un centro commerciale a Casal di Principe. Appena una decina di giorni fa, i pm antimafia di Napoli avevano inutilmente chiesto al Tribunale del riesame di ripristinare il carcere preventivo per Cosentino. L'ex deputato, finito in galera nel marzo scorso, da qualche settimana stava trascorrendo i domiciliari presso la sua abitazione di Caserta dopo che, il 26 luglio, aveva abbandonato il penitenziario di Secondigliano dopo 131 giorni.

I patti politico-mafiosi
Il primo procedimento, ormai quasi alla conclusione, che vede alla sbarra Cosentino è quello in cui è accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Lo indicano, i pentiti, come il "referente politico nazionale dei Casalesi". Un uomo pericoloso e temuto, nella ricostruzione accusatoria, in grado di esercitare il proprio potere politico e istituzionale sul territorio per favorire la cosca del boss Sandokan. In dibattimento, le versioni dei collaboratori di giustizia sono risultate però spesso contraddittorie e poco precise riguardo alle specifiche contestazioni, soprattutto quando è stato affrontato il presunto ruolo che Cosentino, nella prospettazione della Procura, avrebbe ricoperto nella società Eco4. Ditta in odore di camorra addetta alla raccolta dei rifiuti in alcuni Comuni ad alta densità mafiosa del Casertano, infiltrata dal clan Schiavone e dal gruppo alleato dei Bidognetti. Nel corso di una delle ultime udienze, la difesa dell'ex sottosegretario (avvocati Montone e De Caro) ha però sollevato il caso di un probabile errore di trascrizione delle dichiarazioni del principale accusatore di Cosentino su questo versante, il pentito Gaetano Vassallo. Secondo i legali, il riferimento non sarebbe stato all'Eco4 ma al Consorzio Ce4, una struttura intercomunale che si occupa di gestire, dal punto di vista amministrativo e organizzativo, l'attività di spazzamento in Terra di Lavoro.

Gli investimenti del clan
Parallelamente, Cosentino è finito a giudizio anche nell'inchiesta sul presunto interessamento dei Casalesi nella costruzione del centro commerciale «Il Principe» a Casal di Principe. Per l'accusa, l'ex sottosegretario avrebbe agevolato gli imprenditori vicini alla cosca nell'ottenimento delle licenze edilizie e nel procacciamento di un fido bancario per il completamento dei lavori. Pochi giorni fa, la sentenza in rito abbreviato di alcuni dei co-imputati di Cosentino ha però dato una spallata allo scenario ipotizzato dall'Antimafia perché è stato assolto il figlio del boss Sandokan dall'accusa di riciclaggio (quindi, il gruppo criminale non avrebbe tentato di ripulire i soldi nell'opera) ed è caduta pure l'aggravante del favoreggiamento mafioso a carico del dirigente dell'ufficio urbanistica del Comune di Casal di Principe che sarebbe stato corrotto da Cosentino in cambio del disco verde alle opere. Dunque, secondo una sentenza, i Casalesi non avevano interesse nella gestione e nella costruzione del complesso commerciale.

La P3 e i veleni
I guai giudiziari di Cosentino non sono comunque terminati. Appena ieri, infatti, la Giunta per le autorizzazione della Camera dei deputati ha dato il proprio ok all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche di Cosentino nell'ambito del filone-stralcio sulla P3. È accusato di diffamazione e violenza privata nei confronti del governatore Campania Stefano Caldoro vittima di un presunto dossieraggio ai suoi danni ai tempi della candidatura alla presidenza della giunta regionale della Campania. Accusa che comunque Cosentino ha sempre respinto.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi