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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2013 alle ore 08:30.

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Nella metamorfosi della crisi c'è chi pensa olivettianamente che ripartendo dalla voglia di comunità, dal territorio è possibile un futuro in cui cura e operosità, impresa e società non siano più "diabolicamente" separate come scrive Luigino Bruni su Avvenire. Ce ne sono tracce nel cercarsi tra gli smanettoni delle stampanti 3D e la manifattura diffusa, nel welfare aziendale, nella welfare community, nel ragionare di green economy e green society, cioè di un capitalismo compatibile con la comunità che viene. Visto dai miei microcosmi, aveva ragione Adriano Olivetti quando affermava: «In me non c'è che futuro», che è anche il titolo di un film inchiesta di Michele Fasano che consiglio...
bonomi@aaster.it
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