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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 20:36.
L'ultima modifica è del 13 novembre 2013 alle ore 07:17.

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Giuseppe Civati (Ansa)Giuseppe Civati (Ansa)

Una vittoria bulgara per Pippo Civati. Certo, a Cavriago, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, famoso per avere ancora lì, saldo dove fu collocato, un vecchio busto di Lenin donato alla cittadina dall'ex Unione Sovietica.

Ha asfaltato i suoi avversari nel congresso del locale Pd, Civati, che ha rimediato 37 preferenze contro le 22 di Renzi e le 9 di Cuperlo. Più che un segno al partito, questa piccola (in senso relativo) vittoria del lombardo trentottenne, aperto al dialogo coi 5 Stelle e contrarissimo all'alleanza di governo tra Pd e Pdl, tanto che uscì dall'aula di Montecitorio al momento del voto di fiducia.

Va detto che nei sondaggi di vasto orizzonte, su scala nazionale, le cose vanno diversamente. Proprio ieri il quotidiano (di area Pd) Europa ha pubblicato una rilevazione Quorum che dà Renzi al 72,5%, Cuperlo al 14,5, Civati al 12,3% e Pittella allo 0,5 per cento.

A voler leggere questi 37 voti di un comune che, ai tempi di Berlinguer, regalava al Pci vittorie con il 60% delle preferenze a dir poco, risulta piuttosto evidente che ai vecchi "rossi" piace il biondo. Di sicuro piace più del moretto fiorentino per non parlare dell'ex biondo ormai brizzolato triestino.

Ora, dunque, Pippo Civati vince sotto lo sguardo immobile di Lenin che, in realtà fosse vivo e lo guardasse, inarcherebbe quantomeno un sopracciglio. Ma Lenin, il Pcus e il Pci ormai sono sepolti sotto strati di storia: il parlamentare lombardo, almeno nella rossa terra d'Emilia, è il futuro che avanza. Un futuro rosé.

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