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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 06:45.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:41.

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La debolezza del presidente francese Hollande, in questo periodo ai minimi della popolarità, cade a proposito – gongola qualcuno – perché non aiuta l'avanzare della Torino-Lione. In realtà la convergenza tra Italia e Francia sulla nuova linea ferroviaria è un dato assodato. E i nostri decisori pubblici dovrebbero saper distinguere – anche se il condizionale è purtroppo sempre d'obbligo nel Belpaese – tra quanto è investimento sul futuro e quanto è urgenza del momento, dettata dalla crisi che morde.

I parlamentari di Sel, con 502 emendamenti al trattato, pensano di richiamare in questo modo sulle "priorità" (dopo che per anni, insieme ad antagonisti in buona fede e ad altri meno seri, ci hanno inflitto ammonimenti e anatemi sulla dannosità intrinseca alla Tav). La questione del finanziamento dell'opera è un punto cruciale, non privo di problemi anche sul fronte transalpino. Ma si tratta di una grande infrastruttura internazionale che va avviata proprio "guardando lungo" e pensando alle nuove generazioni (anche se di Cavour non se ne vedono da un pezzo nei nostri Palazzi); le scelte a sostegno delle politiche del lavoro, quanto mai legittime, debbono trovare linfa e risorse da altri capitoli (meno burocrazia, meno spesa per gli apparati statali e surrogati inutili, di cui siamo pieni).

È ora, insomma, di puntare sui territori e di smetterla di cincischiare. A sinistra e dintorni, un po' di autoanalisi per capire quanto di distorto si è creato in questi anni sulla Tav non guasterebbe. Perché siamo di nuovo daccapo, se non peggio (come inutilmente tenta di avvertire il procuratore Caselli circa il rischio eversione). In democrazia il dibattito è il sale. Ma lo è anche onorare e accettare con intelligenza la volontà che si esprime tramite maggioranza. Esasperate logiche "nimby" e strizzatine d'occhio ai sabotaggi sono guasti seri e pericolosi. C'è soltanto da augurarsi che sabato prossimo a Susa e durante il vertice Letta-Hollande del 20 novembre a Roma non assistiamo a copioni già tristemente noti. Perderemmo tutti la (ormai poca) credibilità rimasta.
@FAntonioli

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