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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 06:46.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:42.

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Rappresenta uno dei punti di forza del made in Italy e dei distretti industriali, spesso vituperati ma ancora in grado di sostenere e di dare soddisfazioni sul versante dell'export: cioé una vera e propria filiera manifatturiera in grado di accompagnare la produzione nazionale. Ma non basta. Abbiamo raggiunto livelli di eccellenza da essere diventati campioni mondiali della meccanica strumentale e, anche, i re dell'export (in compagnia degli onnipresenti tedeschi). Nel senso che in diversi settori riusciamo a piazzare sui mercati esteri quasi otto macchinari su dieci. È il caso, ad esempio, anche di un settore di relativa nicchia come i macchinari per lavorare il vino, l'olio e le altre bevande.

Se ne parla poco, ma il comparto è apprezzato sui mercati internazionali, con le esportazioni che nell'ultimo decennio hanno avuto tassi di incremento a due cifre. Nelle macchine per l'enologia e l'imbottigliamento di vino e olio, vantiamo più di 6mila addetti e almeno 500 aziende di cui 150 controllano il 70% dell'intero business. Trattandosi di un settore molto polverizzato e composto soprattutto da aziende di piccole dimensioni, avere dati precisi sul giro d'affari risulta piuttosto complesso. I dati Istat dicono, però, che nello scorso anno l'export ha sfiorato i due miliardi (con un incremento di circa il 9%), mentre le importazioni si sono fermate a poco più di 400mila. Tra i nostri maggiori clienti in Europa troviamo la Francia e la Spagna; nel mondo ci sono gli Stati Uniti e l'Asia. L'apporto positivo alla nostra bilancia commerciale è quindi stato di oltre 1,5 miliardi e quest'anno la situazione dovrebbe migliorare, «almeno da quello che emerge sull'analisi dei dati provvisori relativi ai primi sei mesi del 2013», spiega Antonio Rossi dell'Uiv, l'Unione italiana vini.

È però innegabile, come raccontano gli esperti del settore e gli addetti ai lavori, che negli ultimi 10-15 anni il sistema italiano dell'imbottigliamento abbia fatto passi da giganti, al punto da raggiungere e in qualche nicchia superare i tedeschi, che sono i nostri più diretti e agguerriti concorrenti.

Il punto della situazione sul settore verrà fatto da oggi alla Fiera di Milano Rho durante il Simei, la rassegna del settore. Qui gli operatori potranno trovare uno scenario completo della filiera vitivinicola, della lavorazione dell'olio e delle bevande in genere (dall'acqua minerale alla birra, dai succhi di frutta agli analcolici), considerare il livello delle tecnologie e comparare i prezzi delle macchine, un elemento che si sta rivelando sempre più importante per l'export. Inoltre c'è da sottolineare che l'hi-tech è arrivata anche qui, con novità nel campo dei servizi. È il caso di aziende che sviluppano sistemi informatizzati della gestione industriale (sul modello della "lean production") e del processo relativo all'analisi di laboratorio per le imprese del settore. Un fattore sempre più importante per gli imprenditori agroalimentari che si giocano sulle qualità organolettiche dei loro prodotti gran parte delle nuove quote di mercato. Si tratta di "business model" ottenuti tenendo conto delle esperienze e delle "best practice" fatte da alcune tra le principali aziende del settore, sulla scia della conoscenza diffusa dei distretti e della peculiarità del nostro sistema di trasferimento tecnologico.

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