Google alla guerra delle tasse: ecco perché può dribblare il fisco e continuare a vivere felice
Apple sotto inchiesta, Google, Amazon e Facebook nel mirino del fisco di mezza Europa con l'accusa di aver creato un sistema perfetto (e a prova di legge) di elusione fiscale. Se acquistiamo un Nexus 5 quanto verserà Google al fisco italiano?
di Alberto Magnani e Alberto Annicchiarico
3. Google alla guerra delle tasse/Il rovescio della medaglia: «Tutto ineccepibile»
D'altro canto, nel panino olandese in salsa irlandese di Google non c'è nulla di illegale. Il perché lo spiega Raffaele Rizzardi, componente del Comitato fiscale europeo e tra i massimi esperti internazionali in materia di imposta sul valore aggiunto. Il pagamento dell'Iva può essere verificato, spiega Rizzardi. Ma di per sé il meccanismo è «ineccepibile»: il processo segue le regole del distance selling, uno schema di acquisti e vendite attivo su scala europea.
«Quando si manda merce ai privati per più di 35mila euro (soglia italiana) o 100.000 all'anno (soglia di quasi tutti gli altri Stati europei), la società estera apre una partita Iva in ciascun Paese per versare l'imposta sulle vendite ai privati, con l'aliquota di quel Paese. Le vendite B2b, ad altre aziende, sono invece in reverse charge, cioè con Iva dovuta e detraibile per chi compra».
La partita Iva italiana di Big G peraltro esiste, appartiene a Google Commerce ed è registrata sul sito delle Entrate, spiega ancora Rizzardi. Quanto al reddito, «le regole internazionali non consentono di tassare l'utile a destino, se chi vende non ha una stabile organizzazione in quel Paese. Ovvio che con l'e-commerce si può vendere dal Paese a più bassa fiscalità, rispettando la legge». Impossibile ignorare, conclude Rizzardi, che «le regole Ocse sono state scritte 60 anni fa», quindi Google e le sue sorelle fanno tesoro di un «sistema che non è adeguato alla realtà».
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