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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2013 alle ore 10:59.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2013 alle ore 17:03.

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Il disavanzo patrimoniale ed economico dell'Inps «può dare segnali di non totale tranquillità». Così il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua sui dati di bilancio dell'Ente nel corso di una audizione alla commissione bicamerale di controllo degli enti previdenziali.

La rettifica in serata
Un'uscita che aveva sollevato parecchi allarmi e che ha indotto Mastrapasqua a specificare in serata che i conti dell'Istituto «sono in piena sicurezza» e a smentire «ogni allarmismo». «C'è piena e totale sostenibilità dei conti della previdenza e dell'Inps - ha chiarito Mastrapasqua - Nessun allarme e nessun allarmismo. Oggi mi sono limitato a ribadire quanto ho affermato lo scorso mese di luglio nell'annuale relazione al Parlamento e che cioé il disavanzo ereditato dall'ex Inpdap, non deve trasformarsi in un sintomo di incertezza sulla tenuta della previdenza italiana. È solo un problema contabile, che non mina la certezza dei flussi finanziari. Nessun rischio né per oggi né per domani. Le pensioni sono e saranno regolarmente pagate».

La lettera al governo
In audizione Mastrapasqua aveva parlato di una lettera inviata al governo per segnalare gli eventuali problemi di bilancio. «Ho scritto sia al ministro Saccomanni che al ministro Giovannini, come fatto con l'esecutivo precedente, invitandolo a fare una riflessione su questo punto essendo il bilancio Inps ormai un bilancio unico ed essendo il disavanzo patrimoniale ed economico una cosa che, vista dall'esterno, nel mondo della previdenza, può dare segnali di non totale tranquillità», ha spiegato il presidente dell'Inps.

Saccomanni: nessun motivo di allarme
Rassicurante la replica di Saccomanni a Bruxelles per partecipare all'Eurogruppo: «È un problema tecnico che stiamo valutando, ne abbiamo parlato anche con Giovannini, ci sta lavorando la ragioneria, non c'è nessun motivo di allarme».

Squilibrio di bilancio dall'accorpamento con Inpdap e Enpals
L'accorpamento con Inpdap ed Enpals ha spiegato Mastrapasqua in audizione «ha creato uno squilibrio di bilancio». La perdita dell'Inps è imputabile essenzialmente, riassume ancora il presidente Inps, «al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali».

Rivedere norme fusione
Di qui la necessità di rivedere le norme che hanno regolato l'accorpamento dell'Inps con Inpdap ed Enpals. Per Mastrapasqua occorre dunque abbandonare la pratica delle anticipazioni, «di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni», e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero «innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività».

Stato copra deficit ex Inpdap
Ecco perché «sarebbe auspicabile che fosse approfondita e valutata nelle sedi competenti l'opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l'efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico», dice Mastrapasqua, ricordando come all'origine del deficit ex Inpdap vi sia stata la soppressione, con la Finanziaria 2008, della norma in vigore dal 1996 che prevedeva l'apporto dello Stato a favore della gestione ex Inpdap, per garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali. A fronte di questo, infatti, l'Inpdap ha fatto ricorso all'avanzo di amministrazione per la coperture del relativo deficit finanziario e soprattutto, alle anticipazioni di bilancio. Il rischio, senza un intervento dello Stato, è un «aumento delle passività».

Camusso: no allarmi, Mastrapasqua dica cosa vuole fare
Alle preoccupazioni di Mastrapasqua replica così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: «Oltre a lanciare allarmi Mastrapasqua dovrebbe dirci cosa intende fare». E ancora: «L'unificazioni degli istituti previdenziali «decisa dal governo Monti» e l'evidenza del fatto che «i versamenti da parte del pubblico sono molto parziali non può essere un alibi per immaginare una insicurezza del sistema previdenziale». Quello che la Cgil vorrebbe, ha proseguito il segretario generale, «è che si discutesse come redistribuire ai lavoratori dipendenti e ai pensionati i risparmi derivati dalle riforme pensionistiche del passato»

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