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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 13:06.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2013 alle ore 14:10.

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Fabrizio Saccomanni insieme al ministro danese Margrethe Vestager (Ap)Fabrizio Saccomanni insieme al ministro danese Margrethe Vestager (Ap)

L'Italia manterrà i saldi e rispetterà i paramentri sul debito. Lo assicura il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, in apertura della conferenza stampa tenuta a Bruxelles, dove si trova per l'Ecofin. E un tweet di Palazzo Chigi conferma: «Legge di stabilità: da Commissione Ue nessuna bocciatura. Sui rischi segnalati già misure per disavanzo e debito». Negli stessi termini si è espresso il ministro che ha definito «equilibrata e prudente» la legge di stabilità. Mentre i segnali di rischio segnalati da Bruxelles sono già stati tutti considerati dal Governo italiano con le ulime misure messe in campo.

Dalla spending risparmi per 1-2 punti di Pil, no ad altri interventi
«Il 18 novembre c'é una riunione del Comitato interministeriale sulla spending review e non mi sembra corretto anticipare - ha detto il ministro - ma il meccanismo deve ottenere risparmi in punti percentuali, non in frazioni di punto, 1-2 punti di Pil, più due che uno» ha affermato il ministro ricordando poi che anche il piano di dismissioni dovrà avere una portata analoga in termini di saldi. Insomma, non saranno necessari ulteriori interventi per centrare il target deficit/Pil fissato per il 2014.

In agenda privatizzazioni e rientro capitali
Riguardo ai rilievi della Commissioni sull'andamento del Debito/Pil, il ministro ha ripetuto quanto scritto nella nota diffusa poco prima da Roma: alla base c'è la differente stima di crescita del prodotto interno l'anno prossimo che, com'è noto, non coincide con quelle del Governo:«non c'era bisogno di Sherlock Holmes» ha detto Saccomanni con una battuta. «Abbiamo già indicato quali sono i mezzi per rientrare: le privatizzazioni, la spending review e il rientro dei capitali».

Crescita del debito/Pil dovuta a recessione e pagamenti Pa
Nella nota del Mef, in mattinata, si ricordava anche che la crescita del debito in rapporto al Pil è «la risultante della recessione che si è protratta fino al 2013 e del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni (quasi 50 miliardi di euro in 12 mesi tra il 2013 e il 2014), operazione concordata con la Commissione europea. Anche il sostegno finanziario ai Paesi dell'area dell'Euro in difficoltà ha contribuito alla dinamica del debito».

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