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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2013 alle ore 19:13.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2013 alle ore 19:21.

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(Afp)(Afp)

Non è rugby, se in un incontro si contano sei cartellini gialli, se il primo tempo dura un'ora invece di 40 minuti, se le squadre fanno a gara a chi gioca in maniera più confusa. L'Italia batte le Isole Figi 37-31 (primo tempo 20-5) interrompendo una serie di quattro sconfitte, ma non risolve i suoi problemi. E il pubblico da pienone allo Zini di Cremona è fin troppo entusiasta (e indulgente) al termine di un match che ha riservato, sì, parecchi colpi di scena ma non è mai decollato sul piano dello spettacolo, tanto meno su quello della disciplina tattica. Per non parlare della disciplina "tout court": su questo punto i figiani che hanno indubbiamente più di una colpa, ma l'arbitro ci ha messo del suo con una gestione del match a tratti incomprensibile.

Se a ogni pie' sospinto si chiede la prova televisiva, se non si ha la sensibilità per capire che - a meno di falli gravissimi - non si può lasciare una squadra in 11 contro 15 (è successo anche questo verso la fine del primo tempo), si rimane troppo lontani dallo spirito di questo gioco. E aggiungiamo anche le nuove regole sulla mischia chiusa, che finora, al momento di venire applicate, si rivelano una sorta di mistero doloroso.
Insomma, da un pomeriggio come questo c'è poco da salvare, e quel poco lo abbiamo già detto: innanzitutto il pubblico, che tra l'altro ha festeggiato con grande calore il traguardo dei 100 caps raggiunto in tandem da Parisse e Castrogiovanni, e poi il risultato. Che è tornato incredibilmente in dubbio negli ultimi minuti, dopo che l'Italia, nella ripresa, aveva accumulato anche 20 punti di vantaggio. Ma una fragilità difensiva preoccupante degli Azzurri (già vista sabato scorso nel match contro l'Australia) ha consentito ai figiani di ritornare in partita, chiudendo con cinque mete all'attivo, contro le quattro realizzate dai nostri, due delle quali, nel primo tempo, grazie a superiorità numeriche "plurime".

Rispetto a sette giorni fa, a direr il vero, si sono fatti passi avanti anche in mischia chiusa - che peraltro è un tradizionale punto debole degli avversari odierni - mentre per il gioco alla mano la pagella azzurra continua a contenere gravi insufficienze. Di certo, bisognerà giocare in ben altra maniera per avere concrete chance di successo sabato prossimo a Roma, contro l'Argentina.
L'Italia aveva cominciato installandosi nella metà campo ospite e portandosi in vantaggio dopo quattro minuti con un calcio di Orquera, ma poco dopo – su un tentativo di break offensivo dello stesso Orquera – Tikoirotuma intercettava e si faceva quasi tutto il campo a cento all'ora, servendo Talebula per il tocco finale in meta. Tra il 21' e il 29' gli ospiti si beccavano la bellezza di quattro cartellini gialli (equivalenti ad altrettante espulsioni per 10 minuti: qualcuno, tra i bianchi, ha perso la testa, ma anche il "ref" gallese Leighton Hodges non è parso perfettamente lucido).

Fatto sta che l'Italia si è riportata in vantaggio (e ci sarebbe mancato altro) prima con un calcio di Orquera e poi – quando si è trovata a più 4 di superiorità numerica con una meta di Parisse sulla spinta degli avanti. L'unica segnatura azzurra alla mano arrivava al 34' con un bel gesto tecnico di McLean, e in quel caso gli uomini del ct Jacques Brunel avevano comunque il vantaggio di giocare in 15 contro 13.
Per l'interminabile primo tempo poteva bastare, mentre la ripresa - fortunatamente un po' meno spezzettata – si apriva con un calcio di Orquera, cui replicava la cavalleria figiana con una meta di Nagusa, al termine di un'incursione veloce portata da Talebula, calciando poi a seguire un pallone che Parisse – unico difensore rimasto – non riusciva a "domare". Ma al quarto d'ora l'Italia raggiungeva per la prima volta il massimo vantaggio (30-10) grazie alla spinta del pack, interrotta irregolarmente dai giganti figiani, che subivano una meta tecnica.

Di fatto, però, le azioni più belle le costruivano loro. Al 20' lo straripante Nadolo sprintava di potenza al termine di un contrattacco rapidissimo. L'Italia ristabiliva il più 20 (37-17) ancora con la mischia chiusa. Uomo in più per il giallo a Koyamaibole, partenza vicina al pack di Parisse e servizio per Vosawai, figiano vestito di azzurro, che segna la sua prima meta per l'Italia proprio ai suoi connazionali. Ma le Figi non sono domate: prima, con un uomo in meno, Matawalu gioca a tutta velocità una punizione e manda in meta Nalaga, con evidenti colpe della difesa di casa. Poi - a uomini pari, dopo il giallo a Parisse – è Nagusa a trovare il varco dopo un lungo attacco. Significa 37-31 con quattro minuti ancora da giocare, significa sofferenza fino all'ultimo. Così non va.

LA PARTITA
Italia-Figi 37-31 (primo tenpo 20-5)
Per l'Italia: 4 mete (Parisse, Mc Lean, meta tecnica, Vosawai), 3 calci piazzati (Orquera), 4 trasformazioni (Orquera 3, Allan)
Per Figi: 5 mete (Nagusa 2, Talebula, Nadolo, Nalaga), 3 trasformazioni (Bai)
Calci fermi: Orquera 6 su 8, Allan 1 su 1; Bai 3 su 5
Cartellini gialli a Qera, Tikoirotuma, Matadigo, Nadolo, Koyamaibole, Parisse.

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