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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2013 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:45.

La carta di riserva che il Governo è pronto a mettere in campo, per far fronte alle puntuali e per certi versi inattese obiezioni di Bruxelles, riagganciando così quel prezioso margine di flessibilità sugli investimenti pubblici che può valere fino a 4,5 miliardi, passa attraverso un mix di misure in grado di potenziare la manovra all'esame del Senato. Il tutto – stando ai calcoli più aggiornati che cominciano a prendere corpo al ministero dell'Economia – per una sorta di «manovra parallela» il cui importo potrà attestarsi attorno ai 5 miliardi. In realtà, stando alle indiscrezioni emerse in margine alla riunione dell'Ecofin di venerdì, dalla Commissione europea non insorgerebbero obiezioni qualora ci si attestasse su una cifra leggermente inferiore, attorno ai 3,5-4 miliardi, a patto naturalmente che quel il governo riuscirà a reperire nel 2014 venga utilizzato per ridurre il deficit strutturale dallo 0,1% indicato dalla legge di stabilità in direzione dello 0,5% espressamente richiamato dal commissario Olli Rehn.

In primo piano nel carnet in via di definizione compare l'accelerazione sul fronte della spending review. Domani l'apposito comitato interministeriale esaminerà il documento programmatico inviato nei giorni scorsi a palazzo Chigi dal commissario Carlo Cottarelli. Vi sono indicate le linee guida attorno alle quali far convergere gli interventi strutturali di riduzione della spesa corrente, con un perimetro che si estende all'intera amministrazione pubblica, anche attraverso il ricorso generalizzato ai costi e fabbisogni standard. L'obiettivo, che il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, potrà porre sul tavolo della trattativa politica con Bruxelles già in vista della riunione dell'Eurogruppo di venerdì prossimo, è di realizzare già nel 2014 risparmi per almeno 1,5 miliardi, contro i 600 milioni prudenzialmente cifrati in legge di stabilità. Non è escluso che l'asticella possa salire a quota 2 miliardi, che salirebbero a 3,7-4 miliardi nel 2015. A regime, e dunque nell'arco temporale del mandato triennale di Cottarelli, la dote complessiva dell'operazione strutturale di contenimento della spesa corrente primaria potrebbe salire attorno ai 16 miliardi indicati da Saccomanni nel corso dell'Ecofin di venerdì.

Non una manovra correttiva, in ogni caso, quanto una sorta di ulteriore «clausola di salvaguardia» che oltre a rassicurare Bruxelles renda più sostenuto l'impianto di partenza della manovra. I tagli alla spesa dovranno dunque avere carattere interamente strutturale, mentre il gettito atteso dalla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia (poco più di 1 miliardo), qualificandosi come una tantum, potrà essere utilizzato per finanziare alcune delle modifiche alla legge di stabilità che vanno delineandosi in queste ore. Si lavora all'Agenzia delle Entrate sulla definizione dell'operazione rientro dei capitali illecitamente esportati: gettito aggiuntivo che potrà essere cifrato con maggiore precisione solo nelle prossime settimane. L'altra clausola di garanzia che Saccomanni è pronto a riproporre ai partner europei e alla Commissione è il piano di valorizzazione e dismissione di immobili pubblici. Incassi che andranno direttamente a ridurre il debito pubblico, l'indicatore che più di ogni altro preoccupa Bruxelles e non solo.

Suggerimenti, non pagelle, commentano all'Economia. Lo stesso Saccomanni - si fa osservare - nei giorni scorsi in Parlamento ha fatto cenno alle nuove misure allo studio e al contributo che da essi verrà per rafforzare l'impianto della manovra. Stando alle nuove e più stringenti regole del «Two Pack», il monitoraggio da parte della Commissione sui vari passaggi del «processo di bilancio» degli Stati membri è parte integrante dei meccanismi di sorveglianza. Vi è un aspetto tecnico-procedurale, e poi un ambito di trattativa politico-diplomatica non scritta ma implicita. Ora la scommessa per il governo è rendere, misure alla mano, credibili sia le proprie stime macroeconomiche, a partire dal Pil indicato in crescita dell'1,1% nel 2014, sia il percorso di rientro soprattutto dal debito.

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LE MOSSE PER RISPONDERE A BRUXELLES
SPENDING REVIEW

Rispetto ai 600 milioni previsti inizialmente, le iniziative previste dal piano Cottarelli potrebbero raggiungere quota 1,5 miliardi di risparmi sulla spesa. Anzi, ci sono margini per raggiungere i 2 miliardi il prossimo anno, i 3,5-5 nel 2015 per un totale a regime di 16 miliardi
QUOTE BANKITALIA
Il gettito atteso dalla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia (poco più di 1 miliardo) si potrebbe qualificare come un'una tantum che potrà essere utilizzata per finanziare alcune delle modifiche alla legge di stabilità che vanno delineandosi in queste ore
RIENTRO CAPITALI
All'Agenzia delle Entrate si lavora anche sulla definizione dell'operazione rientro dei capitali illecitamente esportati: si tratterà di un gettito aggiuntivo che però potrà essere cifrato con maggiore precisione solo nelle prossime settimane
DISMISSIONI
L'altra clausola di garanzia da riproporre ai partner europei e alla Commissione è il piano di valorizzazione e dismissione di immobili pubblici. Incassi che andranno direttamente a ridurre il debito pubblico, l'indicatore che più di ogni altro preoccupa Bruxelles

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