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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 10:08.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2013 alle ore 16:50.

Dopo la Commissione Ue anche l'Ocse mette il debito pubblico italiano nel mirino. Nonostante il successo del governo Letta nel proseguire il consolidamento fiscale, il debito pubblico italiano sta continuando a salire in rapporto al Pil (anche perché la crescita è modesta visto che nel 2014 il Pil aumenterà solo dello 0,6% rispetto allo 0,7% delle previsioni Ue di autunno) e, per garantirne un «rapido declino del debito, potrebbero essere necessarie nuove misure di aggiustamento».

Una linea severa e prudente simile a quella tenuta la settimana scorsa a Bruxelles dalla Commissione europea e dal commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn nel suo primo esame preventivo delle leggi di stabilità. È quanto sostiene l'Ocse nel suo 'Economic Outlook' di autunno. Insomma è un nuovo sostegno indiretto ,anche dall'Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo, al lavoro strategico del commissario Carlo Cottarelli e alla sua spending review sulla razionalizzazione della spesa pubblica italiana e alla riduzione del debito, tema su cui si è spostata l'attenzione degli enti internazionali e dei nostri partner.

Export oriented - Se il mercato interno langue «il ritorno alla crescita in Italia sarà sostenuto dalle esportazioni, che dovrebbero accelerare ulteriormente nei prossimi due anni grazie all'aumento della domanda estera», afferma l'Ocse. Ma attenzione, però, perché la crescita globale non sarà brillante (2,7% nel 2013, del 3,6% nel 2014 e del 3,9% nel 2015) e quindi la concorrenza sui mercati stranieri sarà ancora più forte e senza esclusioni di colpi. «La domanda interna italiana prenderà slancio durante il 2014 in coincidenza con l'inversione di tendenza degli investimenti». La ripresa sarà trainata dalle esportazioni che, rimaste invariate nel 2013, cresceranno del 3,6% nel 2014 e del 4,9% nel 2015, mentre la domanda interna, dopo essere calata del 2,6% nel 2013 ed essere rimasta invariata nel 2014, tornerà a crescere dell'1,1% nel 2015. Saranno quindi strategici gli enti deputati a favorire l'export, come Ice, Sace, ambasciate, e le missioni del governo con gli imprenditori al seguito in giro per il mondo a caccia di commesse e opportunità di business.

Ripresa senza occupazione - In Italia, nonostante la ripresa dell'economia, la disoccupazione nei prossimi due anni «é destinata a restare alta, in quanto é probabile che l'impatto della crescita della domanda si traduca inizialmente in un aumento dell'orario di lavoro medio delle persone già occupate». Il tasso di disoccupazione italiano salirà nel 2014 al 12,4% dall'attuale 12,1%, per poi tornare al 12,1% nel 2015. Insomma siamo di fronte a una "jobless recovery", una ripresa senza occupazione.

Ridurre le tasse sul lavoro. Come sempre l'Ocse invita il Governo ad avere più coraggio e a ridurre il cuneo fiscale con «un'ulteriore riduzione delle tasse sul lavoro che dovrebbe essere parte di una coerente riforma fiscale complessiva». Riforma che dovrebbe alleggerie il peso fiscale su salari dei dipedenti e redditi di imprese e spostarsi su consumi e rendite finanziarie. Oltre che ridurre gli adempimenti burocratici.

Investimenti tagliati del 25% - In Italia il volume degli investimenti fissi si é ridotto di oltre un quarto dal 2008, riducendo il già basso tasso di crescita potenziale dell'economia, e ha continuato a calare nel primo semestre del 2013, sottolinea sempre l'Economic Outlook dell'Ocse redatto sotto la guida del vicepresidente e capo economista Pier Carlo Padoan. Gli investimenti, secondo l'organizzazione di Parigi, torneranno a salire nel 2015, grazie alla crescita dell'export e a un rimbalzo tecnico successivo ai recenti nove cali di pil trimestrali consecutivi.

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