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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 09:54.

In Olanda è il principale deterrente all'uso della bicicletta mentre in Italia, dove le strade sono più congestionate e le infrastrutture dedicate ai ciclisti lontane da quelle del nord Europa, viene subito dopo quello della sicurezza. È il problema (quasi) irrisolvibile dei furti di biciclette: in Italia sono 320 mila ogni anno. La stima è di Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, che alla questione dedica il convegno "Ladri di biciclette. Ieri, oggi. E domani?", in programma giovedì 21 novembre a Milano.
Un fenomeno difficile da misurare visto che, a differenza di quel che succede in molti altri Paesi europei, non esistono dati ufficiali. Le biciclette, al contrario di tutti gli altri mezzi circolanti sulla strada, non sono registrati. Quindi è impossibile tracciarne in modo certo la proprietà. E di conseguenza il furto, visto che gli stessi proprietari nella maggioranza dei casi non ne fanno denuncia. Lo studio elaborato da Fiab, in collaborazione con Confindustria Ancma, Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori, è frutto di un lavoro che ha visto la collaborazione di 60 Prefetture (su 118 interpellate), diverse amministrazioni comunali e circa 4 mila cittadini-ciclisti che hanno risposto a un articolato questionario.
4 milioni di italiani hanno subito un furto
320 mila biciclette rubate ogni anni significa che l'8% dei ciclisti urbani italiani, circa 4 milioni, hanno subito un furto. E questo significa un consistente danno economico per il nostro Paese: la stima è di circa 150 milioni di euro, dove oltre ai mancati introiti per l'industria ci sono anche le transazioni "in nero" che sfuggono a qualsiasi controllo d'imposta. «Ma il problema è più ampio», spiega Paolo Fabbri che per Fiab ha seguito lo studio sui furti. «L'aspetto peggiore infatti sono le ripercussioni che si registrano sul fronte della sicurezza. Come si fa a investire centinaia di euro su un bene a così alto rischio? Ecco perché molti ciclisti decisono di acquistare prodotti a basso costo e, in genere, di modesta qualità. Oppure rivolgersi al mercato dell'usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo, di fatto, al reato di ricettazione. In entrambi i casi è probabile che il mezzo in questione non sia al massimo dell'efficienza. E quindi poco sicuro».
Dai questionari a cui hanno risposto i cittadini che usano prevalentemente la bicicletta per i loro spostamenti quotidiani emerge un altro dato significativo: i furti sono concentrati soprattutto nelle aree urbane del nord e del centro nord e colpiscono prevalentemente i ciclisti abituali. «In città come Bolzano o Ferrara», continua Paolo Fabbri, «gli spostamenti in bicicletta sfiorano il 30% del totale. Paradossalmente, dunque, il fenomeno del furto si accanisce su quella minoranza virtuosa che, al contrario, dovrebbe essere messa al primo posto nei piani mirati alla sicurezza e allo sviluppo di una mobilità sostenibile»Nella visione di Fiab contrastare il fenomeno dei furti è un passaggio obbligato per promuovere la bicicletta come strumento di mobilità urbana pratico e sicuro. Non a caso l'obiettivo finale del convegno organizzato è la definizione di alcune linee guida che possano essere di supporto a quelle amministrazioni comunali decise a contrastare attivamente il problema.
Tra le priorità individuate c'è un sistema condiviso a livello nazionale per la tracciabilità delle biciclette. Tra iniziative private e locali, infatti, oggi si assiste a un proliferare di soluzioni incapaci di dialogare tra loro. E quindi del tutto inefficaci. «Una soluzione potrebbe essere un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come per altro avviene in altri Paesi europei», conclude Fabbri. «Il telaio della bicicletta potrebbe essere punzonato con il codice fiscale del proprietario. Si tratterebbe di un'operazione semplice e a basso costo, e su base volontaria, ma in grado di garantire numerosi vantaggi quali l'identificazione del proprietario da parte delle polizia, la gestione efficiente delle bici sequestrate, la disincentivazione al furto e al riciclaggio e, soprattutto, lo stimolo a denunciare il furto della propria bicicletta».
Un sistema semplice, dall'efficacia già sperimentata altrove e operativo su tutto il territorio nazionale, grazie a un database con tutti i dati delle biciclette e dei proprietari. Difficilmente basterà mettere fine ai furti di bicicletta, risolvere il problema d'altronde è quasi impossibile. Trovare le soluzioni per arginarlo in modo significativo è l'obiettivo del convegno di domani a cui prendono parte anche Erasmo D'Angelis, Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paolo Gandolfi, coordinatore dell'intergruppo parlamentare Mobilità Nuova, e Pierfrancesco Maran, Assessore alla Mobilità del Comune di Milano e delegato Anci, Associazione nazione comuni italiani, per il Trasporto Pubblico e Mobilità. Segno che il percorso verso una regia nazionale è cominciato.
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