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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2013 alle ore 16:11.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2013 alle ore 10:44.

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(Foto dal sito Golinelli fondazione)(Foto dal sito Golinelli fondazione)

C'erano le Fondazioni Benetton, Telethon, Bracco, Umberto Veronesi, Isabella Seragnoli, Rosselli e altri 89 rappresentanti di 75 tra enti e fondazioni di tutta Italia questa mattina sedute attorno a un tavolo a Bologna per preparare il documento da inviare a Roma in cui rivendicare, nero su bianco, il ruolo delle fondazioni private e avviare un dialogo con le istituzioni politiche per capire come contribuire allo sviluppo del Paese in uno scenario di crisi economica perdurante e di fondi pubblici via via più scarsi.

Occasione dell'incontro il 25esimo anniversario della Fondazione Marino Golinelli (il fondatore dell'impero bolognese Alfa Wassermann) che ha scelto di festeggiare nella città natale dando un segnale concreto di cambio di paradigma anche da parte delle fondazioni italiane, un universo frammentato che inizia finalmente a confrontarsi con spirito unitario per uscire dal mero filantropismo.

Sono infatti oltre 6.200 le fondazioni oggi operanti nel Paese, «con una vera esplosione di modelli e di regimi», ha sottolineato in apertura dei lavori Marco Cammelli, presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che ha esplorato l'evoluzione del modello di fondazione negli ultimi vent'anni. Un numero di fronte al quale emerge chiara la «necessità di rendere sistematici incontri analoghi che cerchino di ricomporre una frammentazione nociva», ribatte Fabio Roversi Monaco, presidente Genius Bononie e Banca Imi, padrone di casa nella splendida biblioteca di San Giorgio in Poggiale. «Ci auguriamo che quest'iniziativa sia la prima di una serie», è l'impegno che hanno preso tutti gli invitati, a conclusione di un workshop da cui sono affiorate due grandi lacune: la scarsa consapevolezza delle fondazioni private della forza crescente che rappresentano per la ricerca, l'innovazione e la cultura del sistema Italia e, dal'altro lato, la scarsa attenzione da parte delle istituzioni pubbliche, soprattutto se paragonata al rapporto consolidato tra i due mondi fuori dai confini nazionali. «Negli ultimi vent'anni - commenta Andrea Zanotti vicepresidente della Fondazione Marino Golinelli - in Italia le fondazioni private filantropiche (intese, fino a qualche tempo fa, quasi esclusivamente come enti di erogazione) hanno assunto un ruolo di crescente importanza e il modello anche giuridico di fondazione si è venuto arricchendo fino a rendere necessaria la ridefinizione stessa della funzione di tali enti e conseguentemente dei loro rapporti con la società civile e le istituzioni».

Nasce così il documento che sarà consegnato ufficialmente oggi pomeriggio a Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario al ministero Beni e attività Culturali e a Gianluca Galletti, sottosegretario al ministero Istruzione, università e ricerca, i due rappresentanti del Governo presenti per il venticinquennale della Fondazione Marino. Questi i punti chiave: non si possono trattare fiscalmente le Fondazioni senza fini di lucro che si muovono dal privato verso l'interesse generale al pari delle imprese commerciali con fini di lucro; serve un sistema di incentivi pensato per le fondazioni private rispetto alle persone fisiche che effettuano una donazione in loro favore (non si sconta l'Iva); va pensato un sistema di facilitazioni di accesso al credito per le fondazioni; più in generale vanno riconosciute e valorizzate le fondazioni private come luogo ideale dove sperimentare il trasferimento tecnologico tra mondo della ricerca e mondo industriale, dove assumere giovani qualificati e dove costruire una cerniera di mobilità per coloro che abbiano perso l'occupazione in settori produttivi hi-tech.

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