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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 14:17.

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Tra dieci anni l'Italia avrà ridotto i militari in servizio da 180 mila a 150 mila in base alla riorganizzazione varata nel 2012 dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ma le forze armate saranno composte da personale la cui età media sarà vicina ai 50 anni. Il progressivo invecchiamento dei militari è stato evidenziato nel corso dell'audizione di giovedì alla Commissione Difesa della Camera dell'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della Difesa.

Il quadro è allarmante. L'età media del personale militare "è oggi attestata su 39 anni, ma é destinata a salire a 42 anni nel 2020 per poi impennarsi fino ai 46 anni fino al 2024 a meno di interventi specifici. L'elevata età media del personale militare italiano rispetto a quello di molti Paesi europei discende anche dalle scelte politiche operate in passato che hanno privilegiato il personale in servizio permanente a tempo indeterminato rispetto ai volontari in ferma e quindi a tempo determinato". Scelte - ha rilevato l'ammiraglio - peraltro coerenti con il nostro tessuto socio-economico caratterizzato da bassa flessibilità occupazionale".

Con l'avvento del professionismo militare, in seguito alla Legge 226 del 2004 che sospese la leva a partire dal 2005, sono stati assunti troppi militari passati poi in servizio permanente effettivo e troppo pochi a ferma prefissata (cioè che vestono l'uniforme solo per qualche anno ) provocando un pericoloso invecchiamento tangibile soprattutto nei reparti di fanteria e in generale da combattimento impiegati nelle operazioni oltremare già oggi composti in buona parte da ultra 35enni veterani di molte missioni. La prevista riduzione di 30 m ila unità verrà raggiunta soprattutto con il taglio ai nuovi arruolamenti scesi di oltre il 30 per cento negli ultimi due anni .

Binelli Mantelli ha dato anche buone notizie, come la prevista soppressione di 166 comandi e la riorganizzazione o accorpamento di altri 202 tra tutte le forze armate, ma l'incremento rapido dell'età media dei militari rischia di inficiare pesantemente le capacità operative complessive delle forze armate. E' evidente che le sollecitazioni fisiche e psicologiche tipiche della professione militare, specie in condizioni ambientali difficili e in zona di combattimento, richiederebbero reparti composti da soldati 20/25enni, non da militari che potrebbero essere i loro padri.

L'Esercito, la forza armata maggiormente impegnata nelle operazioni (8 mila soldati impiegati oggi metà dei quali all'estero), disporrà nel 2024 di circa 89 mila effettivi ma con l'età media prevista sarà necessario concentrare i giovani in alcuni reparti "di punta" destinati a partecipare alle operazioni belliche o "di pace" mentre gli ultra 45enni resteranno per lo più in unità di "serie B". Soldati vecchi e anche poco addestrati perché i fondi per l 'Esercizio (voce di bilancio che copre manutenzione di mezzi, gestione delle infrastrutture e addestramento dei reparti) sono in calo costante e dal 2005 sono diminuiti del 60 per cento.

In una riforma che ha come obiettivo primario ridurre le spese dal personale dal 70 al 50 per cento del bilancio della Difesa il rischio è di investire miliardi per acquisire nuovi mezzi e armamenti senza disporre né dei giovani militari da addestrare al loro impiego né dei fondi per l'addestramento. Il Capo di stato maggiore dell'esercito, generale Claudio Graziano ha ricordato alla Commissione Difesa che la riforma dello strumento militare "si propone di ribilanciare le risorse tra il personale (50%), l'esercizio (25%) e l'investimento (25%) aggiungendo che oggi l'addestramento "è limitato al personale destinato all'impiego all'estero e alle forze di reazione rapida". A proposito degli effetti della spending review nei giorni scorsi il generale aveva sottolineato che "dobbiamo disporre delle capacità per fare addestramento e mantenerlo per poter essere impiegati in qualsiasi circostanza". Circa i veicoli da combattimento "vi è una insufficiente disponibilità di risorse ed è necessario incrementare il livello di mantenimento delle infrastrutture perché oggi si riescono a garantire solo le minime misure di sicurezza".

La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente almeno a breve termine. Le previsioni di spesa per il prossimo biennio indicano in fatti ulteriori flessioni dei fondi destinati all'Esercizio con il rischio concreto di perdere capacità tecniche e specialistiche il cui ripristino richiederà coti altissimi e tempi molto lunghi. Del resto la stessa Nota aggiuntiva al Bilancio Difesa della 2013 ammette che "il deterioramento della capacità operativa assumerà a breve termine (uno o due anni) profili di particolare criticità".

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