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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 14:37.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2013 alle ore 15:10.

(Ap)(Ap)

SOCIETÀ CIVILE: Molte espressioni della società civile si sono mobilitate. L'associazione "articolo 19" sottolinea che la formulazione della legge "viola gli standard internazionali sulla libertà di espressione e il diritto all'informazione". In particolare, "la definizione di informazione protetta è eccessivamente vaga" in quanto applicata a qualunque cosa che riguardi difesa, diplomazia, "attività dannose", e "terrorismo"; l'informazione può essere classificata come "segreto speciale" indefinitamente, attraverso la reiterazione di 5 anni in 5 anni; il pubblico funzionario che dà una informazione può andare in carcere per 10 anni senza che abbia possibilità di difendersi allegando il pubblico interesse; i giornalisti possono essere incriminati e arrestati anche se dimostra nodi aver agito nel pubblico interesse. Inoltre le vaghe clausole di salvaguardia introdotte nel testo per far finta di venire incontro ai timori più diffusi e condivisi sono "estremamente deboli" in quando richiedono semplicemente alle autorità di "tenere in piena considerazione" la libertà di espressione senza definire cosa questo significhi e di non violare i diritti umani "irragionevolmente". L'associazione ricorda le scarse "disclosures" post-Fukushima e ritiene che la legge incoraggerà ulteriormente le autorità a "non rivelare informazioni importanti e potenzialmente imbarazzanti".

Per Tadaaki Muto dela Japan Federation of Bar Association "in sostanza, questa normativa rafforza la possibilità che certe informazioni su cui il pubblico dovrebbe essere a conoscenza siano tenute segrete per sempre", in quanto il periodo quinquennale di base per la segretezza può esser rinnovato più volte, per tempi indefiniti. Secondo il professor Lawrence Repeta della Meiji University: "L'establishment politico esige maggiori possibilità di controllo sulla cosa pubblica e i cittadini" e "questo è in linea con la nozione che lo Stato debba avere una più ampi autorità di agire in segretezza". Il quotidiano "Japan Times" ha pubblicato, parafrasando il film di Tarantino, un editoriale dal titolo "Kill the secret Bill".

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