Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2013 alle ore 08:29.

My24

di Simone Arcagni
La tv, il cinema, la radio si trovano, oggi, costretti a trovare nuove identità all'interno della cultura digitale, di internet e dei social network. Difficile parlare ancora di media tradizionali, più facile parlare di contaminazioni, ibridazioni, crossmedialità. E proprio su questo lavora Immaginario Tv (Perugia, 20-24 novembre), il festival diretto da Alessandro Riccini Ricci e giunto alla sua seconda edizione, che si propone come un laboratorio aperto alla discussione e alla sperimentazione di nuovi modelli mediali. Laboratori, incontri, focus su creatività e nuove tecnologie, cinema e smartphone, e soprattutto internet. Tanto che quest'anno si inaugura anche Immaginario Web Festival: al centro soprattutto la rete e alcuni testi emergenti come i web documentari, ma soprattutto le web serie, oggetto di un gradimento senza precedenti (anche in Italia), supportato da riviste, blog e festival. Un fenomeno culturale e di costume che sta indirizzando numeri enormi di consumatori di audiovisivo verso il web. Per capire il perché basta pensare ad alcune serie già di culto come «Vampire Mobs»: mafia-horror-comedy che racconta di una "normale" famiglia di vampiri mafiosi con un'ingombrante suocera da sopportare. Il tutto tra visi noti e ospitate illustri provenienti dalle serie tv («Csi», «Criminal Minds» eccetera)... quasi un passaggio di consegna. Ma ha suscitato anche molto clamore il contest lanciato da Amazon Studios per scegliere i titoli che avrebbero inaugurato la produzione di web serie del colosso americano: vince «Alpha House» con John Goodman, la storia – tra la commedia e la satira – di quattro senatori Usa che vivono nello stesso alloggio a Washington. Mentre la serie che segue a stretto giro è «Betas», comedy su un gruppo di nerds della Silicon Valley intenti a realizzare la loro start-up. Eliminato a sorpresa (e con polemiche) «Zombieland», spin-off del film di culto che qualche anno fa, a sorpresa, ha riscosso un notevole successo contaminando zombie-movie e commedia.
È proprio la formula della web serie che pare adattarsi bene al nuovo pubblico di utenti/spettatori connessi e ubiqui. Episodi brevi, possibilità di archiviare e vedere quando si vuole, velocità, supporto dei social network e quindi facile ricorso alle community di riferimento... una formula tanto efficace che se ne sono accorti anche alcuni grandi marchi che hanno deciso di servirsene per le loro comunicazioni pubblicitarie: Lego, Chanteclear, Adidas... Recentemente Salvatore Ferragamo ha affidato al regista Luca Guadagnino («Io sono l'amore») «Walking Stories»: una serie di storie e incontri nelle capitali del mondo con un cast internazionale. Di tutt'altro genere «Blue Planet Brothers» di Takashi Miike: il famoso regista giapponese, noto soprattutto tra i cinefili per i suoi film estremi, ha realizzato una serie di episodi davvero surreali per la compagnia di tabacco giapponese (Japan Tobacco). Un samurai medioevale, un extraterrestre e una uomo/fata che si trovano ad affrontare pericoli e a "sfumacchiare" sigarette. Che il genere sia davvero in grado di stupire e di inserirsi efficacemente nei meccanismi della rete lo dimostra «Cloud Chamber», una preziosa web serie danese che si smarca da tutto quanto visto fino ad ora: si tratta infatti di un ambiente 3D esplorabile (interattivo come un gioco) che prende le mosse da una narrazione di tipo mistery fantascientifico. Le community sono integrate nel testo e solo attraverso i forum si può procedere (con una formula freemium che parte gratuita e diventa a pagamento): si gioca in collaborazione e si procede seguendo i video di fiction, i video documenti (tutta la storia è basata su reali ricerche sui neutrini e sulle radiazioni solari), foto e altri materiali. I confini tra fiction e non-fiction sono labili e così la struttura narrativa è in parte lineare e in parte partecipata. Web serie e interattività rappresentano la frontiera più avvincente, con anche alcuni casi italiani interessanti come «Days» di Flavio Parenti con una struttura narrativa a biforcazioni multiple o «Lost in Google» che chiama in causa gli utenti stessi nella fase di scrittura degli episodi. Una sfida, la contaminazione tra web serie e game, che è già sbarcata sul mobile e quindi sulle app, un titolo per tutti: «Walking Dead».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi