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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2013 alle ore 16:58.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2013 alle ore 18:39.
Attorno al voto popolare elvetico sul tetto agli stipendi dei top manager c'era attesa non solo in Svizzera ma anche a livello internazionale. Dalle urne della Confederazione poteva uscire un segnale di radicale cambiamento di rotta, oppure un segnale di moderazione. In entrambi i casi, l'indicazione era vincolante per la Svizzera ma interessante anche per molti altri Paesi che fanno i conti con un tema che resta controverso. E' uscito un segnale di moderazione ed occorre comprenderne le ragioni.
L'iniziativa 1:12 dei Giovani socialisti svizzeri, che voleva stabilire che un manager non potesse avere uno stipendio di oltre 12 volte quello di un dipendente con salario minimo nella stessa impresa, aveva dalla sua l'indignazione per gli eccessi che si sono verificati negli anni scorsi, ma aveva anche punti deboli non secondari. Fissare una soglia precisa, anzitutto, è sempre difficile (perché 12 e non 10, o 5, o 3?). Inoltre, nei mesi scorsi gli elettori elvetici avevano già approvato l'iniziativa Minder (dal nome del piccolo imprenditore che l'ha lanciata), che di fatto frena in parte la tendenza alle maxi retribuzioni, stabilendo che nelle società quotate i compensi dei manager debbano passare dall'assemblea degli azionisti. Dall'anno prossimo la "legge Minder" sarà in vigore. Per molti svizzeri questo era ed è un passo sufficiente.
Dall'altra parte, gli argomenti degli oppositori – partiti di centro e di destra, associazioni delle imprese – avevano un sapore pratico, in grado di essere recepito da elettori elvetici abituati al pragmatismo. Il pericolo di un abbandono totale o parziale della piazza svizzera da parte di manager e imprese che non avrebbero voluto legarsi le mani con lo schema 1:12 è stato ritenuto reale, probabilmente a ragione. Così come è stato visto quale pericolo reale la possibile diminuzione di introiti per il fisco e per il sistema pensionistico. In teoria, i mancati incassi causati dalla minor massa di alti stipendi potevano essere compensati da aumenti salariali diffusi nelle fasce medie e basse, ma questo meccanismo è stato visto da molti come irrealistico e comunque contrario al buon funzionamento delle imprese.
Sarebbe sbagliato trarre ora la convinzione che la Svizzera abbia cancellato l'indignazione per gli stipendi ed i bonus fuori misura emersi con la crisi finanziaria del 2007-2008. Questa indignazione, in Svizzera e altrove, c'è ancora. La legge Minder lo dimostra. Semplicemente, i pragmatici elettori elvetici non vogliono adesso esagerare dall'altra parte, stabilendo tetti che sono difficili da motivare e che possono essere contro producenti per le imprese e per l'economia. Un voto pragmatico, appunto. Che forse avrà riflessi anche nel dibattito internazionale sul tema.
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