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Il mondo produttivo e la legge di stabilità

LE DUE DOMANDE AI PROTAGONISTI

1. Siamo alla vigilia della presentazione del maxi-emendamento alla legge di stabilità. Le parti sociali sono soddisfatte del rapporto con il governo?

2. Entrando nel merito, la legge di stabilità è stata presentata in parlamento in un modo e appare destinata ad uscirne in un altro. Qual è il cambiamento che ritenete più urgente per superare l'impasse, favorire la crescita e rilanciare l' economia?

5. UIL / Angeletti: agire sulle tasse Si cresce non solo con l'export

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1. Non siamo assolutamente soddisfatti del rapporto con il governo. La legge di stabilità era stata presentata come un provvedimento di svolta da parte del governo, che avrebbe dovuto mettere fine ai sacrifici e puntare alla crescita. Invece è diventata una legge di conservazione. Letta non ci ha ascoltati, né ufficialmente né ufficiosamente, come aveva annunciato dopo che, a settembre, le parti sociali avevano presentato un documento indicando le priorità per la crescita e l'occupazione. Non è un problema di mancato riconoscimento del nostro ruolo: il governo ha disconosciuto gli orientamenti delle parti sociali. Il documento che abbiamo messo a punto ha avuto apprezzamenti dal governo ma è stato disatteso. La legge di stabilità non considera nemmeno delle indicazioni europee. Invece di puntare alla crescita è una legge che tiene conto solo di stabilizzare gli equilibri politici dentro la maggioranza. È assolutamente insufficiente. Inoltre non ci aspettavamo un atteggiamento così nei confronti delle parti sociali da parte del governo Letta. Il presidente del Consiglio ha ripetuto per mesi che la politica economica si sarebbe costruita con il più ampio consenso delle parti sociali. Comunque volendo c'è spazio politico e parlamentare per cambiare passo.

2. L'Italia per uscire dal guado deve ridurre le tasse, finanziando questo calo con un taglio alla spesa pubblica improduttiva. Per legge, o anche con un decreto, si deve mettere nero su bianco la decisione politica che va presa immediatamente: garantire il trasferimento automatico dei risparmi che derivano dalla riduzione degli sprechi e dalla lotta all'evasione ad un abbattimento delle tasse sul lavoro. Ridurre le tasse sul lavoro e quindi ottenere un abbassamento del costo del lavoro e soprattutto maggiori disponibilità nelle tasche dei dipendenti avrebbe un effetto positivo per la competitività delle imprese e rilancerebbe la domanda interna. È un vero volano da mettere in moto per ridare fiato all'economia, rilanciando i consumi. La crescita non può essere determinata soltanto dall'export. Agire sulle tasse è prioritario: più aumentano le tasse, più aumenta la disoccupazione. Altro aspetto importante, ripristinare un sistema contrattuale nel pubblico impiego.

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