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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2013 alle ore 13:10.

L'economia italiana, dopo nove trimestri di recessione, è di nuovo peggiorata dell'1,9% nel terzo trimestre dell'anno. Mentre Spagna e Portogallo sono tornate a crescere, non ci si aspetta che l'economia italiana cominci a espandersi fino al 2014 (la Commissione europea prevede appena lo 0,7%).

Il Wsj riferisce che alcuni ministri "senior" del governo ritengono le critiche ingiuste e sostengono che "è stato impossibile fare serie riforme mentre l'agenda politica era dominata dal dibattito sul futuro di Berlusconi". E per indicare che la coalizione merita "il beneficio del dubbio" sottolineano la nomina di Carlo Cottarelli alla spending review e l'impegno del ministro delle Finanze di rispettare le regole Ue di riduzione del deficit.

Ma "individuare i tagli è facile. Quello che è difficile - sottolinea il Wsj - è affrontare gli interessi costituiti, nei sindacati e nell'imprenditoria, che hanno bloccato i precedenti sforzi di riforma del sistema giudiziario, delle regole del lavoro e della pubblica amministrazione, che sono i maggiori ostacoli alla crescita". Anche se ora l'influenza di Berlusconi è diminuita, "molti dubitano che Letta sia capace di unire le due parti della sua coalizione dietro un ampio programma di riforma".

Il Wsj critica anche la Bce: "I recenti sforzi di riformare l'economia – nota Nixon - si sono fermati dopo che l'intervento della Bce ha attenuato la pressione dei mercati". Finché la Bce tiene bassi i costi di indebitamento e il governo ha un surplus primario. "il mercato potrà continuare a giudicare sostenibile il debito dell'Italia. Anche se la competitività a lungo termine del Paese continua a erodersi".

Ecco perché, continua il Wsj, molti italiani disperati puntano sempre più le loro speranze su Matteo Renzi, che l'8 dicembre quasi certamente sarà eletto segretario del Pd. "Sperano che Renzi, riformatore energico con grande appeal popolare, vinca con un margine abbastanza ampio da costringere il governo Letta ad accettare nuove elezioni, spianando la strada a un governo di maggioranza con il mandato per intraprendere un ampio programma di riforme".

Tra i due scenari - un governo Letta liberato dalle catene e il successo della rivolta di Renzi - il Wsj evoca però una terza possibilità, "più preoccupante". Dopotutto, argomenta l'opinionista, Renzi troverà difficile scalzare Letta, che gode dell'appoggio del presidente Giorgio Napolitano. E i due rivali potrebbero essere trascinati alla spaccatura, così come è accaduto nel centrodestra, "creando un nuovo stallo politico che blocca ulteriormente le riforme".

Lugubre conclusione: "Non c'è da stupirsi se molti italiani si preoccupano che la stabilità offerta da Letta finisca per rivelarsi la stabilità del cimitero".

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