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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2013 alle ore 19:35.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2013 alle ore 19:36.

Il Quirinale precisa che il presidente della Repubblica non ha detto no alla deposizione nel processo Stato-mafia. «Con la lettera che il presidente della Repubblica ha inviato il 31 ottobre scorso al presidente della Corte di Assise di Palermo - si legge in una nota del Colle - si è ritenuto doveroso offrire all'organo giudicante elementi di fatto idonei a valutare più approfonditamente l'utilità della testimonianza del capo dello Stato, la quale è stata ammessa dalla Corte stessa, a norma dell'art. 190 del codice di procedura penale, solo in quanto non manifestamente superflua o irrilevante. Lo si precisa in relazione ad interpretazioni non corrette riportate dalla stampa».

La lettera inviata, prosegue il comunicato della presidenza della Repubblica, «non preannuncia alcuna determinazione del presidente a questo riguardo. Neanche quella di 'non andare a Palermo' (come impropriamente si è scritto) per rendere una testimonianza, che comunque dovrebbe, per espresso disposto di legge, essere acquisita nel luogo in cui esercita le sue funzioni, ossia al Quirinale».

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