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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 08:13.

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È un vertice quello di ieri e oggi a Vilnius che doveva servire a rilanciare la presenza dell'Unione nell'estremità orientale dell'Europa. La decisione dell'Ucraina di sospendere la firma dell'atteso accordo di associazione con la Ue, pur di evitare di mettere a repentaglio i rapporti con la Russia, ha scombussolato i programmi. Ieri sera alcuni leader ancora non escludevano un cambiamento di fronte da parte di Kiev, e intanto negoziavano tra di loro la posizione da assumere nei confronti di Mosca.

«Non ho speranze che una firma ucraina possa avvenire questa volta», ha dichiarato ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel arrivando a Vilnius, la capitale lituana dove si sta svolgendo il vertice sul partenariato orientale. «La porta rimane comunque aperta». L'Ucraina ha chiesto di poter negoziare a tre con Bruxelles e Mosca pur di evitare di dover scegliere tra l'unione doganale con la Russia e l'accordo di associazione con la Ue. Per ora da Bruxelles la reazione è stata fredda.

Il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha incontrato ieri sia i leader europei che in un incontro a tre il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. «La vicenda della non decisione ucraina - ha detto il premier italiano Enrico Letta - lascia aperto un problema e sicuramente sul versante Est dell'Unione, sui temi dell'energia è una cosa che ci preoccupa. Lavoreremo in queste ore per vedere se è possibile recuperare».

Secondo il premier, «con l'Ucraina (…) si deve creare un meccanismo che non ponga un'alternativa fra Ue e Russia, altrimenti il problema diventa oggettivo». L'Unione europea ha pubblicato questa settimana una dura nota, criticando la Russia per avere indotto Kiev a non firmare l'accordo di associazione. Certamente, Mosca vuole evitare di perdere influenza nella regione; ma è anche vero che il rapporto che lega la Russia all'Ucraina è profondo, segnato anche da comunanze religiose.

Non è un caso se proprio ieri l'arciprete Vsevolod Chaplin, responsabile delle relazioni con la società del Patriarcato di Mosca, ha messo l'accento sui legami ortodossi: «Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova, Grecia, Serbia e Bulgaria, paesi che rappresentano la cultura più potente, possono permettersi di chiedere un rinnovamento da zero delle istituzioni europee, cambiandone le caratteristiche, tipiche dell'Europa occidentale».
I paesi dell'Est vogliono che il vertice serva a rintuzzare la Russia.

La Germania, la Francia e l'Italia preferirebbero invece evitare critiche troppe accese a un paese che è un importante mercato di sbocco e un essenziale fornitore di gas. Gli obiettivi (ambiziosi) dei Ventotto sono due: rimettere il rapporto con la regione in carreggiata e trovare una intesa di massima su come gestire il rapporto con la Russia. L'unica certezza, salvo sorprese, è la firma di Georgia e Moldova di un accordo di associazione con la Ue.

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