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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 17:06.
L'ultima modifica è del 29 novembre 2013 alle ore 20:34.

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I silenzi alla fine di un rapporto lungo una vita o poco meno si trasformano spesso in rumori assordanti, da coricarsi a terra per il dolore e il dispiacere. Adriano Galliani ha deciso di accelerare i tempi del suo addio dal quartier generale del Milan perché non riesce più a giustificare un quotidiano ingombrante e carico di significati. La parole che il quasi ex ammiraglio della corazzata rossonera ha consegnato poco fa alla stampa sono dense di dispiacere e di amarezza.

«Serviva più eleganza in questa circostanza», ha detto Galliani in direzione di Barbara Berlusconi (BB), titolare della fine di un rapporto che ha segnato la storia del calcio tricolore. Tempo un paio di settimane e sarà rivoluzione. L'ad del Milan si dimetterà il dodici dicembre, all'indomani della gara con l'Ajax a San Siro. Poi, si salvi chi può. BB non farà prigionieri. Ha detto che cambierà tanto, forse tantissimo e presto darà seguito alle sue promesse. Nella nuova sede del Milan tirerebbe già aria di sfida all'Ok Corral.

Prima di pensare al futuro, sarà però necessario sbrigare i conti con il passato. Galliani non lascerà il Milan, il suo Milan, senza la promessa di una liquidazione milionaria. Gli sarebbero stati offerti 10 milioni di euro, ma lui ne avrebbe chiesti 50 e non è ancora dato sapere dove si fermerà l'ago della bilancia. Un bottino di tutto rispetto, non v'è dubbio, che spiega al meglio le ragioni di un amore che tra alti e bassi è durato 28 anni e lascerà in eredità al club rossonero una stanza dei trofei tra le più ricche e assortite d'Europa. Eccolo il primo scoglio della nuova gestione BB: fare ordine nei conti del club per mettere da parte il denaro per accompagnare alla porta Galliani. E con lui, il fidatissimo Arriedo Braida, numero due nelle scelte di mercato da quando Berlusconi senior prese il potere in società.

Appunto, il mercato. Dicono i bene informati che BB non si aspettasse una separazione così repentina. Sapeva che Galliani avrebbe rotto gli indugi nelle prossime settimane, ma da qui a prendere atto che la fine della fase a gironi della Champions segnerà anche la chiusura più o meno definitiva del rapporto con la persona che per quasi trent'anni ha seguito da vicino gli sviluppi del mercato, beh, è tutta un'altra cosa.

A gennaio si apre la sessione di riparazione e il Milan non può restare al palo nell'attesa di buone nuove. Lo consiglia la classifica, lo impone la logica. D'accordo, Galliani e il suo staff hanno già preparato il banchetto con due arrivi che dovrebbero fare al caso di Allegri (il difensore centrale Rami è già a Milanello, il trequartista Honda lo raggiungerà presto), ma potrebbe non bastare. Anche perché mai come in questo momento gli equilibri dello spogliatoio milanista sono precari e complicatissimi da amministrare: è sufficiente un errore per mandare tutto a carte quarantotto.

AAA - Cercasi dirigenti in grado di riportare in alto il vessillo rossonero. Da quando ha confezionato il ruzzolone per Galliani, BB sfoglia la sua agendina con l'obiettivo di trovare a stretto giro di posta un paio di luogotenenti che possano rilanciare nel più breve tempo possibile le quotazioni del Milan. Le risposte sono arrivate dalla classifica del campionato. Tra le prime idee della nuova numero uno del Diavolo ci sarebbe stato Fabio Paratici, braccio destro di Beppe Marotta alla Juventus.

"Strada senza uscite, non si può fare", avrebbero fatto sapere da Torino. Sulla stessa lunghezza d'onda le reazioni di Riccardo Bigon e Daniele Pradè, uomini di mercato di Napoli e Fiorentina. Impegnati, impegnatissimi, rivolgersi altrove. E allora, che fare? L'ultima suggestione porta dritti a Roma, sponda giallorossa. Non è un mistero che BB abbia già stretto rapporti con Claudio Fenucci, dal 2011 il Signore dei bilanci del club capitolino. Con lui a occuparsi di numeri, sarebbe più facile arrivare a Walter Sabatini, il direttore sportivo che ha firmato l'ultima campagna trasferimenti della Roma stellare di Rudi Garcia. Sì, ma Paolo Maldini?

L'ex asso della difesa rossonera aspetta da anni la chiamata della società che l'ha visto crescere e raccogliere consensi in tutto il mondo. Sarebbe felice di tornare nei ranghi del Milan, ma non con un semplice incarico di rappresentanza. Per intendersi, Maldini vuole fare sul serio, prendere parte alle decisioni fuori e dentro il campo. Insomma, se torna è per contribuire allo sviluppo di un nuovo progetto. Le poltrone prive di sostanza non fanno per lui, non le ha mai accettate.

Da qui, l'ipotesi che è quasi una certezza, eccola: Maldini direttore sportivo pro tempore fino a giugno e poi braccio destro di un dirigente già avvezzo alle vicende di mercato, come potrebbe essere Sabatini. A gennaio, potrebbe pensare lui, il figlio di Cesare, a tappare le falle più evidenti della rosa a disposizione di Allegri. Conosce l'ambiente come pochi altri e gode di una stima infinita a livello internazionale, per cui non dovrebbe avere grandissimi problemi a dire sì alla proposta.

Sempre a lui, al "Paolo dei miracoli", potrebbe venire affidato in seguito il piano tanto caro a BB di ridisegnare il settore giovanile sulla scorta degli esempi di Ajax e Barcellona. Per produrre campioni in casa, per non continuare a mettere mano al portafogli per comprare le stelle cresciute altrove. Ah sì, BB avrebbe intenzione di dare una svolta pure al marketing del club (stemma compreso), ma per questo servirà ingaggiare qualcun altro. Maldini non potrà fare tutto, proprio no.

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