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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2013 alle ore 15:47.

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La deputata di Fi Daniela Santanchè, processata a Milano per aver organizzato senza autorizzazione una protesta anti burqa nel 2009 durante la preghiera di fine Ramandan, è stata condannata a 4 giorni di arresto e 100 euro di ammenda. Pena sostituita con una ammenda complessiva di 1100 euro. Il giudice monocratico Maria Luisa Balzarotti inoltre in aula ha dichiarato la sospensione condizionale per la pena per la parlamentare di Forza Italia. Nel processo, Santanchè era anche parte civile in quanto vittima di un pugno sferrato da un cittadino egiziano, Ahmed El Badry. Quest'ultimo è stato condannato a 2500 euro multa, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni all'onorevole di Fi per un totale di 10.000 euro.

Santanché: stesso trattamento di No-Tav e black bloc
«È proprio vero che la legge è uguale per tutti. Ho ricevuto lo stesso trattamento dei Centri sociali, dei No-Tav e dei black bloc» è stato il commento di Santanchè che ha annunciato il ricorso in appello.

I fatti accaduti nel 2009
La vicenda al centro del processo risale al 20 settembre 2009 quando Daniela Santanchè, allora leader del Movimento per l'Italia, si era presentata davanti alla fabbrica del vapore a Milano ed aveva inscenato una protesta anti burqa assieme ad alcuni dei suoi sostenitori armati di striscioni e volantini. Proprio quel giorno molte persone della Comunità islamica milanese erano riunite dentro l'edificio per celebrare la fine del Ramadan. Ad un certo punto la parlamentare cominciò a litigare con alcuni degli uomini e un egiziano Ahmed el Badry dopo un alterco la colpì con il braccio ingessato allo sterno. La Santanchè si accasciò al suolo ma solo qualche ora dopo si fece visitare in ospedale. I medici stabilirono una prognosi di 20 giorni.

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