Regione Emilia-Romagna, sette capigruppo a giudizio per le interviste a pagamento sulle tv locali

Regione Emilia: sette capigruppo a giudizio per le interviste a pagamento sulle tv locali (Ansa)

Dovranno restituire di tasca loro, se riconosciuti colpevoli al termine del processo istruito dalla Procura della Corte dei Conti di Bologna, i circa 100mila euro spesi per le interviste a pagamento nelle emittenti televisive locali dell'Emilia Romagna. Una nuova tegola, che in verità aveva iniziato a cadere già nell'autunno del 2012, si abbatte sul consiglio regionale e vede citati in giudizio per danno erariale i sette capigruppo. Nessuno escluso: dall'Udc di Silvia Noè, alla Lega di Mauro Manfredini, al Pd, dell'ex numero uno Marco Monari, fino al Pdl e al Movimento 5 Stelle.

Secondo le indagini che hanno portato la Procura a ricusare le osservazioni dei difensori, i sette capigruppo hanno prodotto un danno alle casse dell'amministrazione regionale quantificato in 100mila e rotti euro pagando, con denaro destinato all'attività istituzionale dei gruppi stessi, prestazioni che per loro natura devono essere gratuite (come le interviste, appunto).

Secondo quanto ricostruito dai magistrati, nel dettaglio Manfredini dovrà rifondere 75mila euro, Monari 15 e Luigi Giuseppe Villani, ex numero uno del Pdl, 3mila. Anche gli antitelevisivi grillini hanno pagato per andare in tv: circa 7.500 euro per ospitate e interviste concordate a tavolino (del resto se si paga è molto improbabile che qualcuno faccia una domanda scomoda a chi ha sborsato i soldi). Ci tiene però a smarcarsi dall'accusa il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Andrea Defranceschi, che pure in luglio dovrà comparire davanti ai magistrati, e che in una nota fa sapere che se responsabilità ci sono state non sono certo le sue ma dell'ufficio di presidenza dell'Assemblea che approvava le spese e di Giovanni Favia che alle trasmissioni in effetti andava (vizio, quest'ultimo costato a Favia l'espulsione dal Movimento).

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