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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 14:26.

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Corte Ue: no a medicine prescritte nelle parafarmacie (Fotogramma)Corte Ue: no a medicine prescritte nelle parafarmacie (Fotogramma)

Il sistema italiano, che non consente alle parafarmacie di vendere farmaci soggetti a prescrizione medica non a carico del Servizio sanitario nazionale ma pagati interamente dall'acquirente, riduce il rischio di una penuria di farmacie in modo proporzionato all'obiettivo di garantire un rifornimento di medicinali alla popolazione sicuro e di qualità.
Così la Corte Ue conferma con la sentenza definitiva il parere del suo avvocato generale che all'inizio di settembre si è espresso con chiarezza a favore della legittimità e validità delle norme italiane che consentono la vendita di farmaci con obbligo di ricetta medica solo in farmacia.

In Italia, spiega la Corte nella sentenza, la prestazione di servizi farmaceutici può essere esercitata solo attraverso farmacie comunali oppure a mezzo di concessione governativa ai privati farmacisti. «Lo stabilimento delle farmacie sul territorio è oggetto di un regime di pianificazione in forza del quale l'apertura di una nuova farmacia è subordinata al rilascio di una previa autorizzazione e le farmacie ivi presenti sono limitate a un numero massimo e ripartite in modo equilibrato sul territorio, conformemente alla «pianta organica».
Questo regime secondo la Corte è diretto – da un lato – a evitare il rischio che le farmacie si concentrino unicamente nelle zone commercialmente più attraenti e a garantire a ciascuna di loro una quota di mercato e – dall'altro – a soddisfare il fabbisogno di medicinali su tutto il territorio.

Il fatto
Dal 2006 è stata consentita l'apertura di parafarmacie, autorizzate a vendere medicinali non soggetti a prescrizione medica con accesso alla pubblicità destinata al pubblico e il cui costo è a carico del cliente.
Le tre farmaciste abilitate, iscritte all'ordine professionale dei farmacisti di Milano da cui nasce l'intervento della Corte, hanno chiesto l'autorizzazione a vendere, nelle rispettive parafarmacie, medicinali soggetti a prescrizione medica ma che sono interamente a carico del cliente. Le Asl e il ministero della Salute hanno respinto le domande, in quanto la normativa nazionale autorizza la vendita di simili medicinali solo nelle farmacie.
Esse hanno quindi adito il Tar Lombardia , affermando che tale rigetto era contrario al diritto dell'Unione. Il Tar ha chiesto alla Corte di giustizia se il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea osti ad una normativa che non consente al farmacista, abilitato ed iscritto all'ordine professionale, ma non titolare di una farmacia ricompresa nella «pianta organica», di vendere, nella parafarmacia di cui sia titolare, i farmaci soggetti a prescrizione medica che non sono posti a carico del Servizio sanitario nazionale ma interamente a carico dell'acquirente.

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