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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 14:26.

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Corte Ue: no a medicine prescritte nelle parafarmacie (Fotogramma)Corte Ue: no a medicine prescritte nelle parafarmacie (Fotogramma)

La sentenza
Nella sua sentenza odierna, la Corte ricorda anzitutto che la ripartizione geografica delle farmacie e il monopolio della dispensa dei medicinali sono di competenza degli Stati membri . Essa rileva inoltre che dal contesto giuridico nazionale risulta che un farmacista che intenda stabilirsi in Italia come titolare di una parafarmacia sarà escluso dai benefici economici derivanti dal mercato dei medicinali soggetti a prescrizione medica e che vengono pagati interamente dall'acquirente, la cui vendita è riservata alle farmacie.
Questa normativa, spiega la Corte, che può ostacolare e scoraggiare lo stabilimento sul territorio italiano di un farmacista, cittadino di un altro Stato membro, che intenda ivi gestire una parafarmacia, costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento. Tuttavia, essa può essere giustificata da ragioni imperative di interesse generale. «La normativa italiana persegue l'obiettivo di garantire alla popolazione un rifornimento di medicinali sicuro e di qualità, il quale rientra nell'obiettivo più generale di tutela della salute», secondo i giudici comunitari.

Al riguardo, la Corte ricorda che un regime di pianificazione può rivelarsi indispensabile per colmare eventuali lacune nell'accesso alle prestazioni sanitarie e per evitare una duplicazione nell'apertura delle strutture, in modo che sia garantita un'assistenza sanitaria adeguata alle necessità della popolazione, che copra tutto il territorio e tenga conto delle regioni geograficamente isolate o altrimenti svantaggiate .
Se fosse consentito vendere nelle parafarmacie determinati medicinali soggetti a prescrizione medica, ciò equivarrebbe a commercializzare tali medicinali senza osservare il requisito della pianificazione territoriale, con il rischio che le parafarmacie si concentrino nelle località considerate più redditizie e che le farmacie situate in tali località vedano diminuire la propria clientela e subiscano una perdita di reddito.
Questa situazione potrebbe quindi causare una diminuzione della qualità del servizio che le farmacie forniscono al pubblico e comportare perfino la chiusura definitiva di alcune di esse: una penuria di farmacie in determinate parti del territorio condurrebbe allora ad un approvvigionamento di medicinali inadeguato quanto a sicurezza e a qualità.
La Corte sottolinea, inoltre, che ogni Stato membro può decidere il livello al quale intende garantire la tutela della sanità pubblica e il modo in cui questo livello deve essere raggiunto.

Il commento delle farmacie
«I Giudici comunitari hanno pienamente condiviso le argomentazione del Governo italiano e di Federfarma a difesa di un sistema che ha sempre garantito il massimo livello di tutela della salute dei cittadini. Confidiamo che questo importante riconoscimento europeo, insieme ad altri segnali di attenzione pervenuti dal Governo, possa contribuire al rilancio e al potenziamento dei servizi offerti dalla rete delle farmacie nell'ambito del Ssn», ha commentato il presidente di Federfarma, la federazione delle farmacie italiane, Anna Rosa Racca.
Racca aveva ieri lanciato l'allarme sulla crisi che in questo periodo colpisce le farmacie italiane, di cui 3mila su circa 15mila sono in grave difficoltà finanziaria e oltre 600 a rischio fallimento. Colpa dei continui tagli alla spesa (gli uultimi dai di Federfarma indicane che da gennaio a settembre 2013 è calata del -2,8%), dell''aumento delle trattenute e della perdita di potere d'acquisto delle famiglie.

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