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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 13:25.

Se il sorteggio per i gironi del Mondiale 2014 è vissuto dalle nostre parti con una certa apprensione, bisogna ammettere che la Nazionale guidata da Prandelli ha fatto di tutto per complicarsi la vita. Seguendo il vecchio adagio "oneri e onori", infatti, non si può non riconoscere agli Azzurri, e quindi a Prandelli, il merito di aver raggiunto la qualificazione matematica con due turni di anticipo, traguardo mai tagliato nel passato.
Allo stesso modo, tuttavia, non si può fare a meno di notare che, una volta staccato il biglietto aereo per il Brasile, alla Nazionale restavano due partite per essere testa di serie, e quindi godere di un sorteggio nella fase finale (quello che oggi ci spaventa) abbastanza comodo. Le due partite erano molto abbordabili: la prima contro una Danimarca lontana parente di quella degli anni Novanta, e la seconda in casa contro l'Armenia, sulla cui potenza calcistica non serve fare commenti di sorta.
Bastava una vittoria nelle due gare, che invece la Nazionale di Prandelli ha chiuso con due pareggi faticosi e rocamboleschi: una colpa evidente che ci ha fatti scivolare dal quarto al nono posto nel ranking, con la conseguenza di lasciare il posto da testa di serie a rappresentative come Belgio e Svizzera.
Adesso temiamo un girone, al mondiale brasiliano, nel quale potremmo avere subito Brasile, Olanda e Stati Uniti, tanto per disegnare quello che molti chiamano scenario da incubo. Se siamo arrivati a questo punto, è bene ripeterlo, dobbiamo ricordare le partite con Danimarca e Armenia (soprattutto quest'ultima).
Per il resto una Nazionale che si presenta a un Mondiale per vincerlo, come di regola fa quella Azzura, non può e non deve preoccuparsi degli avversari: li deve battere. Cosa che in passato è riuscita quattro volte, con la conquista del titolo mondiale.
Che una partenza "morbida"sia la migliore per l'Italia, tra l'altro, è tutto da dimostrare: le sconfitte più cocenti, nella storia passata del nostro calcio, sono arrivate proprio contro avversari di secondo piano. In genere, contro avversari forti, le cose vanno meglio.
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