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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2013 alle ore 06:45.

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Nel 1999, alla fine del primo mandato, Nelson Mandela lascia la presidenza. È il primo leader africano che abbandona il potere non per sopravvenuta morte o golpe militare. La sua spiegazione è rivoluzionaria per il continente: «A 80 anni un uomo deve pensare ai nipoti». Per chi ne ha seguito il cammino, ha assistito al suo miracolo, lo ha visto in carne ed ossa, gli ha parlato, è impensabile un mondo senza Madiba e il suo sorriso che si spegneva di giorno in giorno. Andandosene non ci lascia nulla perché la sua eredità è troppo straordinaria per un mondo abitato da persone normali. In Sudafrica e in ogni angolo del mondo, chiunque governi non potrà che deludere dopo il passaggio sulla Terra di Nelson Attaccabrighe Mandela.
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LA VITA
1918-1941
Lo chiamano "Madiba", dal nome del clan da cui è venuto, nato nel 1918 in un villaggio Xhosa della provincia di Eastern Cape. Il suo nome era Rolihlahla Dalibhunga, il nome inglese Nelson venne da un insegnante a scuola.
1952-1962
Entra nell'African National Congress e lavora come avvocato. Inizia la campagna contro l'apartheid. Nel 1960 l'Anc viene messo fuori legge dopo il massacro di Sharpeville (69 neri uccisi). Mandela viene arrestato nel 1962 per tentato rovesciamento del governo.
1964-1990
Nel 1964 viene condannato all'ergastolo: resterà 18 anni a Robben Island. Nel 1980 il suo compagno Oliver Tambo lancia una campagna contro l'apartheid, centrandola sulla richiesta di liberazione di Mandela. La pressione internazionale induce il presidente Frederik de Klerk a togliere il bando sull'Anc nel 1990, e a liberare Mandela e ad aprire alla democrazia multirazziale.
1992-2013
Nel 1993 Mandela riceve il Nobel per la Pace, 5 mesi più tardi viene eletto alla presidenza. Si ritira nel 2004 a 85 anni, per dedicarsi alla Mandela Foundation.

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