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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 15:30.

Le crescenti intese con Russia, Cina, India e Iran, interessate a contrastare i movimenti jihadisti attivi in Afghanistan e Pakistan, lasciano però aperta l'ipotesi che Karzai punti davvero a disfarsi dell'ingombrante presenza statunitense (che subordina gli aiuti economici al perseguimento della lotta alla corruzione) contando sull'appoggio delle potenze regionali anche in campo militare dove Nuova Delhi si è impegnata a fornire istruttori alle truppe afghane.

La terza ipotesi è che Karzai abbia raggiunto segretamente un'intesa di massima con i talebani grazie alla liberazione di molti leader del movimento detenuti in Pakistan. Dopo averlo definito per dieci anni un "fantoccio nelle mani degli americani", i talebani hanno negli ultimi giorni espresso apprezzamento per la posizione assunta da Karzai. «Per l'Emirato islamico dell'Afghanistan - si legge in un comunicato - l'opposizione manifestata dal capo dell'amministrazione di Kabul, Karzai, riguardo la firma dell'accordo sulla sicurezza dimostra che ha capito le richieste degli afghani che resistono contro le forze di invasione e che gli afghani non accetteranno mai forze di invasione nella loro terra». Un apprezzamento che fa seguito a quello espresso da Gulbuddin Hekmatyar leader del partito di opposizione armata Hezb-i-Islami, alleato dei talebani. Non si può quindi escludere che i negoziati per la pacificazione nazionale tra Karzai e gli insorti siano subordinati alla partenza delle truppe americane e Nato.

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