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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2013 alle ore 14:19.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2013 alle ore 14:40.

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«I segnali di ripartenza sono debolissimi e non si possono cogliere con un ottimismo particolare. C'è tanta disperazione in giro per le imprese e mi preoccupa moltissimo». Lo ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, intervenuto a un convegno dell'Unione industriali di Napoli. Per Squinzi restano irrisolti i nodi della crescita così come i mancati pagamenti della Pubblica amministrazione, la non competitività del costo del lavoro.

Servono 10 miliardi sul lavoro perchè legge stabilità abbia effetti
Di qui la necessità di ripartire dal taglio del cuneo fiscale. «Sulla legge di stabilità noi di Confindustria diciamo che se si investono 1-2 miliardi sul lavoro non si sortiscono effetti. Ne servono almeno 10, se non una cifra superiore, perché produca risultati», ha spiegato Squinzi per il quale «i tanti posti di lavoro persi dal 2007 a oggi sono dovuti alla crisi dei consumi interni e un intervento sul cuneo fiscale rimane per noi la risposta più diretta».

Con spending review 20-30 milioni agli investimenti
Non solo. Da una seria revisione della spesa pubblica in Italia «si potranno liberare 20-30 miliardi di euro da destinare agli investimenti» ha sottolineato Squinzi. «Ho incontrato il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che mi sembra persona e capace e preparata - ha aggiunto -. Mi auguro che vada fino in fondo. Se la Pa spende ogni anno 800 miliardi di euro, mi chiedo come non sia possibile tagliare il 3-5%, che equivarrebbe a 20-30 miliardi da destinare agli investimenti, visto che finora per la ricerca sono stati destinati solo 100-200 milioni, noccioline».

Squinzi, dati su prestiti a privati segnale disagio Paese
Il dato odierno di Bankitalia sul minimo storico dei prestiti ai privati (-3,7% a ottobre su base annua), per il leader degli industriali «è un segnale preciso del disagio che c'è nel Paese. Le famiglie e le aziende non investono più, quindi non hanno bisogno» di prestiti. D'altronde «in un Paese che ha perso il 25% dei volumi manifatturieri, tutti noi imprenditori abbiamo capacità produttive libere, disponibili». Non per questo si può parlare di un problema di stretta del credito. «Non mi sembra che si possa dire questo perché le banche confermano che hanno liquidità e non hanno domanda per l'utilizzo di questa liquidità. È un problema generale - conclude - di far ripartire il Paese e i consumi».

Nessuna apertura di credito in bianco
Poi un passaggio sulla situazione politica. «La stabilità politica è fondamentale per un governo di medio-lungo termine, ma non possiamo concedere aperture di credito in bianco», ha detto Squinzi, augurandosi che «da tutti questi cambiamenti» ( riferendosi alla scissione del Pdl e all'esito delle primarie nel Pd, ndr.) venga stabilità per l'azione di governo».

Bene elezione Renzi se darà stabilità
Confindustria saluta con favore l'elezione di Matteo Renzi alla guida del Pd, a patto però di essere confortata da risultati concreti. «Avremo occasione di incontrare presto Renzi», ha spiegato Squinzi. «Renzi lo conosco, se la sua elezione consentirà una maggioranza chiara nel senso della stabilità del Governo, si va nella giusta direzione. Poi è chiaro che bisognerà fare seguito con azioni concrete e risultati che consentano al Paese di ritrovare la crescita».

Mettere mano a riforme per far ripartire la crescita
Per il numero uno di viale dell'Astronomia occorre portare a casa delle riforme che permettano la ripartenza dell'Italia. «Abbiamo bisogno di un paese normale senza vincoli burocratici - ha spiegato Squinzi - con costi dell'energia più adeguati e con tempi confrontabili con quelli europei. Per il momento non abbiamo ancora risolto nessuno dei problemi che abbiamo. Noi imprenditori abbiamo un grande ruolo da recitare, ma abbiamo bisogno alle spalle di un paese normale».

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