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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 07:52.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2013 alle ore 22:18.
Blocchi stradali e ferroviari, assalti urbani, presidi, cortei, volantinaggi. In due giorni, dalle 22 di domenica scorsa, l'Italia si è bloccata a causa della mobilitazione dei «Forconi». Guerriglia urbana a Torino, paralisi dei treni in Liguria, caos a Milano, tensioni in Triveneto e Emilia-Romagna, disagi al Sud, soprattutto in Puglia, Campania e Sicilia.
Ma chi c'è dietro questa rivolta di piazza, e quali sono le rivendicazioni portate avanti? Non è facile rispondere, anche perché in piazza sono scesi agricoltori e alcune sigle degli autotrasportatori, ma la rivolta si è estesa anche ad artigiani e commercianti, piccoli imprenditori, disoccupati, studenti, semplici cittadini e simpatizzanti di estrema destra.
«Fermiamo l'Italia», questo il nome della protesta, accomuna «il popolo di tutto il mondo del lavoro, non ci sono categorie separate dalle altre»: è nata dai contadini e ha adottato i «forconi» come simbolo, spiega Franco Crupi del Popolo dei Forconi. «Un simbolo del lavoro che ricorre spesso nelle rivolte popolari: quando la gente non ne poteva più, impugnava i forconi», dice ancora Crupi, uno dei leader, nato in Sicilia insieme al Movimento Forconi, dal quale si è in seguito staccato.
Un'articolazione complessa, quella del maxi movimento che sta fermando l'Italia, e che si intuisce anche dalle sigle che hanno promosso la mobilitazione. Si va da "Azione rurale Veneto", all'Associazione autotrasportatori liberi, fino a Life Veneto, Cra, Cobas Latte, solo per citarne alcune. Tutte realtà che non si riconoscono nei sindacati di categoria. Non ci riconosciamo, spiega Crupi, perché loro, i sindacati, «difendono le categorie, mentre questa è una protesta del popolo. Ci stanno uccidendo con la disperazione, la perdita della dignità, ci stanno togliendo tutto, anche le case».
Ma cosa chiedono, i Forconi? Si contano sulle dita di una mano, le rivendicazioni, secondo quanto c'è scritto in un loro volantino distribuito nelle piazze. Eccole in breve.
1) Protesta contro «il Far West della globalizzazione, che ha fatto sparire il lavoro. L'Italia si ferma, si legge, perché ci hanno accompagnato alla fame».
2) I Forconi sono contro «questo modello di Europa» e lottano «per riprenderci la sovranità dei popoli e monetaria». C'è chi sostiene che bisogna uscire dall'euro, e chi propone la creazione, accanto all'euro, di una moneta locale complementare. In sostanza, si chiede un referendum.
3) Questa è una protesta, si legge,«per riappropriarci della democrazia».
4) Mobilitazione contro il governo, un governo di «nominati», e per tornare a votare prima possibile con una nuova legge elettorale.
5) Per difendere la nostra dignità, contro le politiche di austerità.
C'è poi una battaglia contro Equitalia. «Il Movimento dei Forconi è un'Associazione di agricoltori, pastori, allevatori stanchi del disinteresse quando non del maltrattamento da parte delle istituzioni», si legge nella pagina Facebook del Movimento Forconi. La pagina è stata creata da Martino Morsello, ex imprenditore siciliano di Marsala.
«Il mio allevamento di pesce, che aveva 120 dipendenti, è fallito nel 2003», spiega. Per lui, e per chi si riconosce nel suo Movimento, la «battaglia delle battaglie è bloccare tutte le procedure esecutive, in primis quelle di insolvenza, e poi quelle di fallimento». È l'unico modo per cercare di riprendere l'attività, dice Morsello. C'è stata una rottura, spiega, tra il suo Movimento Forconi, e il Popolo dei Forconi. Spaccati alla nascita, insomma. Ora viaggiano separati.
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