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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2013 alle ore 13:05.
L'ultima modifica è del 10 dicembre 2013 alle ore 13:57.

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«Non siamo ancora fuori dalla crisi». Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi commenta le notizie positive sul fronte del Pil e della produzione industriale diffuse oggi dall'Istat. Per Squinzi «i dati Istat confermano le previsioni del nostro Centro studi. La discesa sembra attenuarsi ma - ha sottolineato intervenendo al convegno organizzato dall'Agenzia delle Entrate sulla legalità fiscale italiana - non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi. Su base annuale siamo ancora sotto».

Nessuna sorpresa dall'aumento delle domande di disoccupazione
Squinzi non si dice nemmeno sorpreso dall'aumento delle domande di disoccupazione certificato dall'Inps. Per il numero uno degli industriali «purtroppo è una situazione che non sorprende, lo sapevamo e il nostro Centro studi lo aveva individuato da tempo. È una situazione contro cui dobbiamo batterci e chiediamo al governo di prendere le misure necessarie per riattivare la crescita». Anche perché «la disoccupazione è legata al calo dei consumi interni e bisogna trovare il modo per far ripartire il mercato interno»

Evasione male economico
Al convegno sulla "La legalità fiscale italiana" Squinzi ha sottolineato che l'evasione fiscale è «un male economico che produce aliquote più elevate e adempimenti più onerosi per chi rispetta le regole». Di qui la necessità di «un fisco più equo, più semplice, più chiaro» e di «regole semplici e stabili». Rendendosi interprete del grido di dolore delle imprese del sistema associativo che operano con i mercati globali, il presidente di Confindustria ha sottolineando «la necessità di regole certe e stabili anche per le imprese che arrivano dall'estero».

Pressione fiscale al 53,5%,
Il leader degli imprenditori ha ricordato come «al netto del sommerso, la pressione fiscale sui contribuenti che versano le imposte aumenta dal 44,5% al 53,5%». Per Squinzi ha denunciato poi «il costante aumento degli adempimenti a carico delle imprese, un pesante onere sui contribuenti onesti a fronte di una scarsa efficacia deterrente sugli evasori».

Imprese sono bancomat per lo Stato
Senza contare che le imprese «sono diventate un bancomat per lo Stato». Il numero uno di viale delòl'Astronomia ha ricordato che gli acconti di imposta per le aziende superano il 100% e che «non è più accettabile procedere con questa prassi, che mette in crisi le imprese, aggravando ulteriormente i loro problemi di liquidità». «È una contraddizione in termini - ha aggiunto - più che acconto è un prestito forzoso».

Fondo taglia cuneo già da 2014
Squinzi ha chiesto poi di anticipare al 2014 il fondo taglia-cuneo.«Bisogna prevedere l'immediata e automatica destinazione dei proventi della lotta all'evasione alla riduzione della pressione fiscale e, più in particolare, del cuneo fiscale», ha detto Squinzi, tornando sull'appello delle parti sociali al governo. «Confidiamo che nella legge di stabilità sia inserita una norma in tal senso e puntiamo ad una disposizione operativa già del 2014 e non solo ad una norma di carattere programmatico»

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