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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 14:02.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2013 alle ore 20:58.

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Il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, ha promesso che le autorità di Kiev non ricorreranno più all'uso della forza contro i manifestanti pacifici. È stato così respinto dai manifestanti e dalle pressioni della diplomazia occidentale il tentativo del governo ucraino di sgombrare il cuore di Kiev occupato dai manifestanti pro-Ue. Prima dell'alba le forze speciali del ministero dell'Interno hanno fatto irruzione in Piazza dell'Indipendenza, l'epicentro delle proteste nella capitale, per poi tentare l'assalto al vicino municipio, dal primo dicembre in mano agli europeisti. Decisive per sventare l'atto di forza sono state le reazioni della folla, che ha difeso compatta le occupazioni, e le pressioni della diplomazia occidentale, presente a Kiev con la rappresentante della politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, e con il vicesegretario di Stato Usa, Victoria Nuland. Gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione nei confronti dell'Ucraina «tutte le opzioni politiche possibili, compresa quella delle sanzioni»: lo ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano.

È intanto di 30 feriti, 15 dei quali ricoverati in ospedale, il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti europeisti che si sono verificati stanotte in Maidan Nezalezhnosti (piazza Indipendenza), secondo l'amministrazione. Le persone che hanno avuto bisogno di assistenza medica hanno subito ferite alla testa, fratture degli arti e delle costole e lesioni spinali. Ci sono anche casi di congelamento.

La rappresentanza Ue in Ucraina ha subito cercato di contattare le autorità locali per «prevenire il ricorso alla violenza contro i comuni cittadini», ha fatto sapere Bruxelles. La stessa Ashton, da martedì in missione di mediazione nella repubblica ex sovietica, ha denunciato che «le autorità non hanno alcun bisogno di agire al riparo della notte». La rappresentante Ue ha incontrato i leader dei partiti di opposizione e ha chiesto e ottenuto il secondo colloquio in meno di 24 ore con il presidente Viktor Yanukovich.

Yanukovich ha ricevuto per oltre due ore la Nuland, dopo che da Washington il capo della diplomazia Usa, John Kerry, aveva bollato come «disgustosa» la repressione in atto. La vicesegretaria di Stato ha riferito di aver definito «inammissibile» e «indegno di uno Stato europeo e di un Paese democratico» quanto avvenuto nel centro della capitale. Come vavea fatto la Ashton, anche la Nuland si é recata in Piazza dell'Indipendenza, mescolandosi ai manifestanti per portare la solidarietà degli Usa.

Con una tensione che resta altissima, il governo ucraino ha annunciato la richiesta all'Ue di 20 miliardi di euro in assistenza finanziaria per tornare sulla recente decisione di congelare l'accordo di associazione con l'Unione europea. «Vogliamo creare le condizioni per ridurre al minimo le perdite per la nostra economia», ha spiegato il premier Mykola Azarov, il quale ha poi negato che l'Unione doganale con la Russia sia tra gli argomenti all'ordine del giorno in occasione della prossima tornata di negoziati bilaterali in programma martedì a Mosca. Ma l'opposizione non molla. «Nessun negoziato con questa banda, nessuna tavola rotonda», h fatto sapere dal carcere Yulia Timoshenko, che in una nota diramata dal suo partito, torna a invocare le «dimissioni» del presidente ucraino e chiede all'Unione europea e agli Stati Uniti «sanzioni che mettano fine al regime autoritario e sui visti e indagini internazionali contro la corruzione» nel paese. Altrimenti, avverte nel comunicato di «Patria», «in Ucraina sorgerà un cimitero delle libertà».

Le manovre della polizia erano iniziate attorno all'una di notte, e sono subito state criticate dall'Ue, la cui delegazione in Ucraina ha chiesto alle autorità di evitare qualsiasi "ricorso all'uso della violenza". Mentre l'Alto rappresentante per la Politica estera, Catherine Ashton, ha deplorato l'uso della forza ribadendo che il dialogo é l'unica strada. Da parte sua, il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha espresso "sdegno" per la mossa del governo di Kiev. Mandare poliziotti in Maidan potrebbe innescare una reazione dei manifestanti nei prossimi giorni, e uno dei leader dell'opposizione ucraina, Arseni Iatseniuk, ha già annunciato una nuova manifestazione "di milioni" di persone in piazza Indipendenza.

Duro monito anche del patriarca ortodosso di Kiev, Filarete, che in un comunicato ha esortato al dialogo governo, opposizioni e società civile, chiedendo una «moratoria sull'uso della forza» e auspicando una rapida firma dell'accordo di associazione con l'Ue. L'uso della forza, ha avvertito, «avrebbero il solo risultato di radicalizzare le proteste e di far scivolare il Paese in un conflitto civile totale». Alla guida del Patriarcato di Kiev dai primi anni '90, quando si separò da quello di Mosca in seguito alla dissoluzione dell'Urss, l'84enne Filarete ha aperto alle richieste dei manifestanti pro-Ue: «Considerato che la ragione iniziale per le proteste é stata il rinvio della firma dell'Accordo di associazione e libero scambio con l'Unione Europea», ha scritto nella nota, «l'uscita più ragionevole dalla crisi consiste in una rapida conclusione dei negoziati e nella firma del trattato». Pur essendo la sua Chiesa tradizionalmente vicina alla Russia, cui intende tornare a legarsi il presidente Yanukovich, il patriarca ha appoggiato sin dall'inizio le manifestazioni filo-europeiste in Piazza dell'Indipendenza. Il monastero ortodosso di Mikhailovsky offrì anzi riparo e assistenza ai dimostranti dopo l'irruzione della polizia sul principale teatro delle contestazioni, il 1° dicembre scorso, quando si registrarono diversi feriti. Filarete conta sul seguito di circa la metà degli ortodossi ucraini.

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