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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 07:36.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2013 alle ore 10:38.

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(Afp)(Afp)

BRUXELLES – I 28 ministri delle Finanze dell'Unione Europea hanno deciso di riunirsi nuovamente mercoledì 18 dicembre per finalizzare un accordo su un futuro meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie. La trattativa terminata questa notte, poco dopo la mezzanotte non ha portato a un esito definitivo. Alcuni governi – in particolare quello tedesco e quello francese – hanno parlato di «intesa generale» e di «progressi decisivi», ma altri negoziatori sono stati più cauti sulla portata del pre-accordo.

«Il tema è complesso. È normale se abbiamo bisogno di un'altra riunione», ha detto il commissario al mercato interno Michel Barnier. «Una importante parte del cammino è stata effettuata. Ma non siamo alla fine del cammino». Consensi e aperture ci sono stati su molti punti, in particolare su una graduale mutualizzazione del fondo unico che dovrà essere associato al meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie. È questo l'aspetto più interessante di un accordo che andrà giudicato nel suo complesso.

Il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici ha parlato di «progressi decisivi» e di una «grande avanzata». Il suo omologo tedesco Wolfgang Schäuble ha aggiunto che sono stati fatti «molti passi avanti». Ambedue si sono detti fiduciosi sull'esito dei negoziati la settimana prossima, parlando già ora di «accordo generale». Per il ministro dell'Economia italiano Fabrizio Saccomanni c'è invece «un accordo sugli elementi essenziali», precisando che resta ancora da fare «parecchio lavoro sul piano giuridico».

Lo stesso sosteneva la delegazione spagnola. Commentava questa notte qui a Bruxelles un esponente comunitario: «Il testo sul tavolo è un compromesso presentato da Parigi e Berlino. È normale che Francia e Germania siano fiduciose». Peraltro, lo stesso Moscovici ha ammesso che «la riunione del 18 sarà lunga; forse più lunga di quella di oggi». A grandi linee il compromesso sul tavolo prevede che i costi di una ristrutturazione siano in un primo tempo nazionali, per poi diventare europei.

La scelta di chiudere una banca dovrebbe essere demandata a un consiglio di risoluzione composto anche dalle autorità nazionali, per essere fatta propria dalla Commissione. Il raggio d'azione del nuovo meccanismo dovrebbe riguardare le principali banche dell'Unione. Il presidente di turno dell'Ecofin, Rimantas Sadzius, ha commentato in una conferenza stampa notturna: «Vi sono principi che devono essere chiariti. Abbiamo un quadro entro il quale trovare un compromesso legale la settimana prossima».

Un'analisi compiuta dell'intesa potrà essere fatta solo quando tutti i dettagli saranno stati finalmente decisi. Non solo molti aspetti sono ancora da decidere, ma secondo le intenzioni franco-tedesche il fondo da associare al meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie dovrebbe essere creato attraverso una intesa intergovernativa, fuori quindi dai Trattati. Il rischio in questa circostanza è di inimicarsi il Parlamento europeo che dovrebbe dare il suo benestare all'intero pacchetto e potrebbe sentirsi esautorato.

Il meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie è il secondo pilastro dell'unione bancaria, da associare al trasferimento della vigilanza creditizia alla Banca centrale europea. Questa notte sembra non si sia discusso seriamente del paracadute finanziario che dovrebbe servire ad aiutare le banche in attesa che il fondo entri a regime. Questo punto è ritenuto cruciale dall'Italia mentre la Bce si appresta a fare una analisi approfondita dei bilanci bancari e a chiedere possibili ricapitalizzazioni.

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