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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 06:49.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:11.

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L'Ilva archivia un anno difficile ma nei primi dieci mesi del 2013, raffrontati col 2012, la posizione finanziaria netta dell'azienda è rimasta «sostanzialmente inalterata». In altri termini, i debiti non sono cresciuti. Lo scrive il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, nella relazione con cui effettua un primo rendiconto della sua gestione che parte da giugno col decreto n. 61 poi convertito nella legge 89/2013. Bondi prevede che anche negli ultimi due mesi dell'anno l'indebitamento non peggiorerà. Ciò che in quest'ampia parte del 2013 ha permesso all'Ilva di non far aumentare l'esposizione debitoria è stata la «politica di graduale destoccaggio dei prodotti finiti», di cui una quota considerevole è stata dissequestrata a maggio.

La vicenda giudiziaria dell'Ilva ha pesato molto sull'attività dello stabilimento di Taranto. Bondi lo dice chiaramente quando nella sua relazione osserva che «la gestione del gruppo Ilva è stata negativamente influenzata da eventi straordinari esterni che ne hanno condizionato sia l'attività produttiva che quella commerciale, peraltro in un contesto di congiuntura sfavorevole». A ciò si aggiungano «i problemi tecnici degli impianti, allo stato in via di superamento, che hanno generato anch'essi significative perdite di fatturato e ritardi di consegna, oltrechè incompletezza di gamma e reclami».

In particolare per i sequestri, il commissario fa riferimento sia a quello dei prodotti finiti (un milione e 900mila tonnellate) deciso dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, a novembre 2012, sia a quello dei cespiti delle controllate dirette e indirette di Ilva scattato a settembre scorso su ordine dello stesso magistrato. E se il sequestro dei prodotti finiti è stato poi tolto a metà maggio 2013, quando la Corte Costituzionale ha depositato la sentenza che ha «validato» la legge 231/2012 (continuità operativa e commercializzazione), ci sono comunque stati, scrive Bondi, «cali nel fatturato e ritardi nelle consegne, con evidenti riflessi sulla reputazione della società sui mercati».

Discorso analogo anche per le controllate dell'Ilva (Ilva commerciale, Taranto Energia, Ilvaform, Ilva immobiliare, Immobiliare Siderurgica, Sanac, Ilva Servizi Marittimi, Innse Cilindri e Celestri). A seguito di istanza inoltrata al custode giudiziario e al gip, le società interessate hanno sì ottenuto «la facoltà d'uso dei cespiti colpiti dal sequestro», ma comunque si scontano «significativi ritardi a tutti i livelli del ciclo produttivo e di vendita, con effetti pregiudizievoli sia sulle società interessate, sia sulla stessa Ilva in quanto essa stessa acquirente di beni e servizi forniti da tali società». Tutti gli effetti, puntualizza Bondi, «saranno precisamente misurabili al termine del trimestre 1 ottobre-31 dicembre» e intanto il 20 dicembre, in Corte di Cassazione, c'è il ricorso contro il sequestro delle controllate, impugnato «per molteplici profili di illegittimità».

Sul fronte dei ricavi, il commissario stima che il 2013 possa chiudersi a quota 3.650 milioni di euro, di cui 1.340 riferiti al periodo 1 gennaio-31 maggio e 1.255 milioni dall'1 giugno al 30 settembre. Le vendite dovrebbero invece chiudersi a 6 milioni e 300mila tonnellate contro gli 8 milioni e 300mila tonnellate del 2012. I 6 milioni e 300mila tonnellate sono così ripartiti: 2 milioni e 188mila dall'1 gennaio al 31 maggio, 2 milioni e 246mila dall'1 giugno al 30 settembre e un milione e 900mila dal 30 settembre al 31 dicembre (in quest'ultimo caso, però, si tratta di stime).

Capitolo investimenti: il commissario stima che nel 2013 saranno pari a 160 milioni, di cui 100 per attuare le prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. L'iniziale previsione di investimento era di 230 milioni ma è scesa soprattutto per i «lunghi tempi» degli iter autorizzativi. A tal proposito Bondi indica la questione dei parchi minerali secondari: progetto approvato il 5 maggio, ordine assegnato il 25 maggio, richiesta di autorizzazione a costruire presentata al Comune di Taranto il 17 luglio e non ancora rilasciata. A fine novembre, comunque, il totale degli ordini emessi riferiti all'Aia ammontava a 457 milioni di cui 301 da giugno.

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