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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2013 alle ore 09:46.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2013 alle ore 17:09.

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Liberare le reti elettriche private che si alimentano con le energie rinnovabili (sono poche, ma stanno crescendo, specie tra gli imprenditori) da ogni contributo per finanziare gli oneri accessori del sistema elettrico generale? Sembrerebbe un'ottima idea, in grado di incentivare sia l'energia distribuita che le stesse rinnovabili. Fino al punto – sostengono i fautori del "libera tutti" - di garantire un rapido raggiungimento della convenienza assoluta delle energie verdi, dopo il tramonto degli incentivi (grid parity), e vantaggi per il buon funzionamento del sistema elettrico nazionale, che vedrebbe alleggerito il problematico impatto delle rinnovabili (causato dalla loro discontinuità e scarsa programmabilità) sulla rete elettrica nazionale.

Facile a dirsi, difficile a farsi. Perché sulla questione c'è polemica. Che coinvolge i produttori elettrici, i consumatori, l'Authority per l'energia e il Parlamento. L'ultima mossa in ordine di tempo giunge dal Senato, con un interrogazione al Governo che mette in mora direttamente l'Authority.
Il regolatore – scrivono i senatori capeggiati dal grillino Gianni Girotto, spalleggiato da un manipolo di colleghi che copre praticamente tutti gli schieramenti politici (dal Pdl al Pd, da Sel alla Lega) – non ha ancora attuato il decreto legislativo 115 del 2008 che affidava appunto al regolatore il compito di fissare una normativa precisa per le esenzioni dagli oneri di sistema per le reti chiuse che trasportano energia verde, assimilandole in forma estensiva ai cosiddetti Seu (sistemi efficienti di utenza). Cosa che rimedierebbe ad una disciplina ora disordinata e complicata, che nei fatti circoscrive l'esenzione ad un numero di casi relativamente ristretto.

Liberare quanto più possibile le reti verdi private sanando i ritardi, sollecitano i senatori nell'interpellanza approvata ieri e rivolta al ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato. Calma e ponderazione, ribadisce in sostanza l'Authority per l'energia, sull'onda delle consultazioni e delle istruttorie che per la verità non sono mancate.
L'operazione non è priva di tranelli, avverte l'Authority nelle risultanze dell'istruttoria: esonerare dagli oneri di sistema un numero crescente di reti, e di conseguenza a una quantità crescente e non facilmente prevedibile di energia rispetto al totale, obbligherebbe ad addossare ad una platea più ristretta oneri di sistema che per il loro volume, che già cresce per altre cause (ora siamo a quasi 11 miliardi l'anno, ben oltre il 10% delle bollette degli italiani) rappresenta oggi una delle principali componenti dei sovarcosti energetici delle famiglie e delle stesse imprese italiane in crisi di competitività internazionale.
Replicano i sostenitori del "libera tutti": a fronte di un comunque lieve incremento degli oneri per i consumatori, l'intero sistema elettrico e l'industria dell'energia verde ne ricaverebbero benefici ben superiori.
Dall'Authority fanno comunque sapere che a questo punto si sbrigheranno, trovando quanto prima una soluzione equilibrata.

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