Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2013 alle ore 11:15.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2013 alle ore 12:22.

My24

Sulla web-tax governo e maggioranza fanno un mezzo passo indietro. Nel corso della notte, in piena chiusura dei lavori della Commissione Bilancio della Camera, è stato rivisto l'emendamento che introduce in Italia l'obbligo della partita Iva per chi vuole acquistare servizi di pubblicità sulla rete. Come ha spiegato questa mattina ai microfoni di Radio 24 il promotore della nuova tassa, lo stesso presidente della Bilancio Francesco Boccia, l'impianto della norma è rimasto invariato e si è deciso di eliminare l'estensione degli obblighi della partita Iva italiana per le operazioni di commercio elettronico.

Secondo l'emendamento riformulato (primo firmatario Fanucci) i soggetti passivi che acquistano servizi di pubblicità e link sponsorizzati online anche attraverso centri media e operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti in possesso di una partita Iva rilasciata dall'amministrazione finanziaria italiana. Soprattutto su questo punto e sulla compatibilità sia con le regole del mercato sia con il diritto comunitario si è acceso il confronto all'interno della maggioranza e dello stesso Partito democratico. Con lo stesso neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, che ha chiesto apertamente il ritiro della web-tax. «Io penso che Renzi sulla web tax sia stato mal consigliato», ha detto questa mattina l'ingegner Carlo De Benedetti a Mix 24 di Giovanni Minoli su Radio 24. «Rinviare il problema - ha aggiunto De Benedetti - e dire "risolviamolo in Europa" mi sembra un po' buttare la palla in tribuna, ecco».

A dimostrazione che l'impianto della norma voluta da Boccia è rimasto sostanzialmente immutato, a meno di ripensamenti del Governo nelle prossime ore con la stesura del probabile maxiemedamento su cui poter chiedere il voto di fiducia alla Camera, viene previsto che per gli spazi pubblicitari online e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito internet o la fruizione di un servizio on line attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili, scatta l'obbligo di acquisto esclusivamente attraverso soggetti, quali editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario, titolari di partita Iva italiana.

Resta immutata anche l'altra faccia della nuova web-tax: le società che operano nella raccolta di pubblicità online e nei servizi ausiliari, nella determinazione del reddito d'impresa relativo alle operazioni con società non residenti nel territorio dello Stato che direttamente o indirettamente le controllano o ne sono controllate, devono utilizzare indicatori di profitto diversi da quelli applicabili ai costi sostenuti per lo svolgimento della propria attività. Per disconoscere questi costi le stesse società potranno interpellare l'agenzia delle Entrate con la procedura del ruling internazionale e "sottoscrivere" così un accordo con il fisco italiano sul regime dei prezzi di trasferimento, degli interessi, dei dividendi e delle royalties da applicare. Per non lasciare spazio al "nero" è comunque previsto l'obbligo dell'utilizzo del bonifico bancario o postale, dal quale devono risultare i dati del beneficiario, ovvero di altri strumenti di pagamento che possono consentire la tracciabilità delle operazioni e l'obbligo a veicolare la partita Iva del beneficiario per l'acquisto di servizi di pubblicità online e di servizi a questi ausiliari.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi