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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2013 alle ore 11:26.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2013 alle ore 12:03.

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David Cameron promette battaglia sulla Difesa: il premier britannico arriva al summit europeo di oggi deciso a porre il veto sul progetto di maggiore cooperazione e integrazione nel settore tra Paesi membri. All'incontro di Bruxelles verrà discussa la politica di difesa europea per la prima volta da cinque anni, con l'obiettivo di rafforzare l'industria della Difesa e coordinare le strategie tra i 28 Paesi membri, incoraggiando anche progetti militari comuni.

La posizione britannica è che la politica di difesa deve restare una prerogativa nazionale e che la cooperazione tra Stati deve continuare solo all'interno della Nato. Cameron ha chiesto e ottenuto la presenza del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, agli incontri di Bruxelles, e intende insistere per sottolineare l'importanza dell'Alleanza atlantica nel comunicato finale.

Un portavoce di Downing Street ha dichiarato che il premier britannico è pronto a porre il veto se verranno votate decisioni contrarie al suo punto di vista, soprattutto su idee "inconcepibili" come quelle di "gruppi di battaglia Ue" o droni europei. «La Nato rappresenta le fondamenta della nostra difesa collettiva e ogni azione Ue dovrebbe essere complementare, non duplicare quello che fa l'Alleanza», ha detto il portavoce. «Dobbiamo mettere in chiaro che la difesa fa parte della sovranità nazionale e non vogliamo un ampliamento della presenza Ue in questo settore. La Ue deve concentrarsi su azioni pratiche, facilitando l'intervento degli Stati o la cooperazione se liberamente scelta. Gli strumenti di difesa come i droni sono di proprietà e sotto il controllo dello Stato e questo deve essere chiaro a tutti».

La Difesa è sempre stata prerogativa dei singoli Stati ma nel luglio scorso Bruxelles ha proposto una maggiore cooperazione e integrazione tra politiche nazionali. Le ragioni principali sono due: a livello pratico la necessità di sostenere l'industria europea della Difesa, che vale circa 100 miliardi di euro, e renderla più competitiva; e a livello politico la necessità di un più stretto coordinamento europeo sul fronte della Difesa alla luce del progressivo allontanamento degli Stati Uniti, il garante storico della sicurezza in Europa, sempre più orientato verso l'Asia e il Pacifico.

Si prospetta quindi l'ennesimo braccio di ferro tra Londra e Bruxelles, e non solo sul tema della difesa. Cameron intende anche sollevare lo spinoso tema dell'immigrazione interna, e ha già fatto approvare una legge che a partire dal primo gennaio limita i diritti di tutti gli immigrati Ue in Gran Bretagna a ricevere i sussidi di disoccupazione e altri aiuti di Stato.

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