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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2013 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 20 dicembre 2013 alle ore 16:12.

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Standard & Poor's boccia l'Unione Europea. All'indomani dell'accordo sull'Unione bancaria e nel giorno del vertice dei capi di Stato e di Governo a Bruxelles, l'agenzia di rating americana ha tolto la tripla A, il giudizio migliore, all'Unione per le crescenti tensioni tra i Paesi membri sul finanziamento del bilancio europeo e per la perdita di coesione al suo interno. S&P ha abbassato il rating di un gradino ad "AA +", l'outlook è stabile.

Allarme coesione
La perdita della tripla A, spiega S&P, «riflette la nostra convinzione che la
credibilità complessiva dei 28 Paesi membri della Ue in materia di credito si sia indebolita, il profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata». L'Unione europea era sotto la minaccia di un declassamento del rating dal gennaio 2012, quando l'agenzia aveva rivisto a negativo l'outloook. Da allora, diversi grandi Paesi europei hanno visto
il loro rating abbassato e restano solo cinque i Governi della Ue a beneficiare del punteggio massimo di tutte e tre le maggiori agenzie: sono Germania, Finlandia, Lussemburgo, Svezia e Danimarca.

Decisivo il declassamento dell'Olanda
L'ultimo Stato a subire una bocciatura è stato il 29 novembre scorso l'Olanda, declassata proprio da Standard & Poor's. Il punteggio medio dei Paesi che contribuiscono al
bilancio della Ue, ha spiegato l'agenzia, è "AA" o un rating inferiore al nuovo giudizio attribuito alla Ue. S&P sottolinea come le discussioni sul bilancio stanno diventando sempre più difficili all'interno dell'Unione Europea, con i principali Paesi
contribuenti netti (cioè che versano più alle casse Ue di quanto ricevono) che chiedono una riduzione dei loro versamenti. Secondo le stime dell'agenzia la quota di entrate del bilancio Ue derivanti da Paesi con la tripla A si è dimezzata dal 2007 e oggi è scesa al 31,6 per cento.

L'annuncio di S&P non ha avuto un impatto significativo sull'euro e sui mercati. «C'è stato solo un effetto negativo sull'euro di breve durata - ha commentato Callum Henderson, capo della ricerca monetari di Standard Chartered- Sono finiti i tempi in cui i declassamenti del rating avevano un impatto duraturo sui cambi». La moneta unica a metà mattina era scambiata intorno a 1,3640 contro il dollaro.

Bruxelles: gli Stati hanno sempre rispettato i propri obblighi
Non è tardata intanto la replica della Commissione, che si è detta in«disaccordo» con il giudizio di Standard & Poor's. «La Commissione europea - ha dichiarato Olli Rehn, responsabile agli Affari economici- non è d'accordo con Standard & Poor's sul fatto che gli obblighi degli Stati membri sul bilancio Ue in uno scenario di stress sono messi in discussione: tutti gli Stati hanno sempre, anche durante la crisi finanziaria, fornito i loro contributi attesi al bilancio in pieno e in tempo».

Sulla bocciatura è intervenuto da Bruxelles anche Enrico Letta. «Il downgrade da
parte di S&P del bilancio Ue - ha detto il premier italiano - non va sottovalutato: è la dimostrazione che la transizione non è finita e che l'euro e la Ue sono sotto osservazione, c'è bisogno di molta attenzione e molta prudenza, servono scelte determinate».

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