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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2013 alle ore 08:53.
L'ultima modifica è del 20 dicembre 2013 alle ore 13:20.

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Un ospedale pediatrico in cambio di appalti. E, nel mezzo, lui. Il gran faccendiere della Seconda Repubblica, Valter Lavitola, arrestato stanotte dagli agenti della Digos di Napoli con l'accusa di tentata estorsione ai danni di Impregilo per la costruzione di un nosocomio per bambini sull'isola di Panama. Luogo di latitanza (e d'affari) per l'ex direttore dell'Avanti già processato e condannato per la tentata estorsione a Silvio Berlusconi e per la truffa sui finanziamenti pubblici per l'editoria in combutta, quest'ultimo capo di imputazione, con il socio di sempre Sergio De Gregorio.

Lavitola è accusato di aver minacciato il general contractor italiano perché, nonostante l'appalto per la costruzione della metropolitana di Panama City non gli fosse stato assegnato, si impegnasse ugualmente a regalare la struttura sanitaria al governo dell'isola centroamericana.

Inizialmente, la Procura partenopea (pm Piscitelli e Woodcock, aggiunto Greco) aveva contestato a Lavitola l'accusa di corruzione internazionale e per questa aveva chiesto al gip una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il ragionamento del giudice ha però seguito un percorso diverso nella valutazione degli indizi indicati dai pubblici ministeri, finendo per valorizzare quelli che configurano una tentata estorsione. L'originario capo di imputazione è stato dunque derubricato in istigazione alla corruzione, ma le porte della galera si sono comunque aperte per l'altro reato.

La costruzione dell'ospedale di Panama come presunta contropartita per l'assegnazione di importanti lavori sull'isola caraibica ha una lunga gestazione investigativa, e compare, inizialmente, nel primo ordine di arresto a carico dell'ex giornalista: allora, non era Impregilo a dover farsene carico, ma un raggruppamento di aziende italiane, la Svemark, interessato alla costruzione di alcune carceri modulari per il tramite, proprio, di Lavitola.

Ne parla l'imprenditore Mauro Velocci, presidente del Consorzio, in un verbale del 23 dicembre 2011: «Per concludere il discorso sulla mancata conclusione del contratto per la realizzazione di carceri modulari a Panama, vorrei aggiungere che, nonostante la dichiarata impossibilità a realizzare le suddette strutture perché troppo care, secondo quanto affermato pubblicamente dal presidente della Repubblica di Panama Ricardo Martinelli, l'ambasciatore italiano a Panama, Giancarlo Maria Curcio, in data 14 ottobre 2011 ha inviato ad Angelo Capriotti (altro imprenditore interessato al business, ndr) nel frattempo rientrato nel consorcio Svemark, una e-mail con la quale ha trasmesso una nota formale con cui comunicava che se la Svemark fosse stata ancora disponibile a donare una struttura ospedaliera pediatrica allo Stato di Panama, si sarebbe riaperto un canale negoziale per superare l'impasse da parte dello Stato panamense».

Aggiungendo, subito dopo: «Tale comunicazione si ricollega anche ad una e-mail inviata, in data 30 agosto 2011, subito dopo il periodo di vacanza trascorso in Sardegna, dal segretario personale del presidente Martinelli, Adolfo De Obarrio, a Valter Lavitola, nella quale il rappresentante panamense chiede a quest'ultimo se il governo italiano fosse ancora disponibile a donare l'ospedale pediatrico».

E arriviamo, così, a Silvio Berlusconi che, nell'ordinanza per tentata estorsione, viene indicato dal giudice come «vettore inconsapevole» delle manovre di Lavitola. Che, probabilmente, aveva replicato il modello corruttivo in occasione di un altro maxi-appalto: quello per la costruzione della subway a Panama City poi andato a una diretta concorrente italiana, peraltro, di Impregilo. In questo contesto, infatti, viene citata nell'ordinanza la telefonata intercettata dagli inquirenti tra il Cav, allora premier in carica, e il presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini.

È la sera del 2 agosto 2011, quando Berlusconi spiega al manager il motivo della chiamata: «Senti una cosa, ti telefono perché mi telefonano da Panama e dicono che devo contattare i vertici di Impregilo. Tu sei ancora in Impregilo, vero?... Sulla questione ospedali dovete trovare l'accordo con Panama. Altrimenti il presidente del Panama rilascerà alle 19.30 di questa sera ora panamense una dichiarazione per bloccare l'opera di Impregilo sullo stretto con grave tracollo pensano conseguente in borsa per Impregilo. Io ti passo l'informazione così come me l'hanno lasciata scritta a seguito; questo qui è quel tale Lavitola, no, amico del presidente di Panama. Mi ha telefonato sei volte, mi ha trovato alla fine mi ha lasciato detto questo».

Ponzellini replica, pronto: «Ti ringrazio come sempre di tutto, mi metto in moto subito, siccome domani alle 7.30 sono da Gianni Letta ti lascio la soluzione, ma stasera già intervengo». Ma Berlusconi ci tiene a sottolineare: «Ecco, vedi un po'. Io ho fatto l'ambasciatore che non porta pena». Quasi una premonizione perché, alla luce del ruolo istituzionale rivestito e dei pregressi rapporti diplomatici tra i due Paesi, il Cav sarà ritenuto semplice e neutro mezzo di comunicazione di un accordo illecito promosso da altri.

Il nome di Berlusconi compare anche in un successivo verbale di Capriotti in relazione a presunti video hard con alcune prostitute procurategli dallo stesso Lavitola. Capriotti, il 9 aprile scorso, ha riferito ai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock che, in occasione di un soggiorno a Panama, secondo quanto riferitogli da Lavitola, quest'ultimo «aveva procurato, come avvenuto in Brasile, delle ragazze 'mercenarie' per il presidente del Consiglio Italiano».

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