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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2013 alle ore 08:45.

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È possibile, forse addirittura probabile, che la malattia di Sergio Loro Piana abbia inciso sulla decisione dei due fratelli di vendere la maggioranza dell'azienda fondata nel 1924 da Pietro Loro Piana, zio del padre Franco. L'annuncio della cessione, un vero e proprio fulmine a ciel sereno diffuso nel caldo pomeriggio dell'8 luglio, aveva lasciato sbalorditi per l'assoluto riserbo con cui era stata negoziata tra i due fratelli da una parte e Bernard Arnault, con il figlio-delfino Antoine, dall'altra. Una serie di incontri a quattro senza coinvolgere il tradizionale stuolo di banchieri e avvocati d'affari dai quali trapelano sempre pillole di indiscrezioni.
«In Piemonte non si parla», aveva scherzato Sergio, convinto - come del resto Pier Luigi - che Lvmh sia stata la soluzione ideale, «il miglior gruppo a cui affidare la nostra azienda», sulla quale il leader mondiale del lusso ha un'opzione put sul restante 20% della durata di tre anni. Il prezzo pagato, pari a 21,5 volte il margine operativo lordo del 2012, è nella top 3 insieme ad altri due clamorosi passaggi di mano: quello della maison Valentino al Qatar e quello di Bulgari alla stessa Lvmh.
L'età dei fratelli Loro Piana e il loro successo sui mercati internazionali aveva fatto gridare allo scandalo nel nostro Paese per l'ennesimo pezzo di made in Italy fagocitato dai francesi, l'ennesimo tassello di un capitalismo alle prese con il desiderio di ricambio generazionale e con gli assegni stratosferici che i player d'Oltralpe sono disposti a sborsare per conquistare le eccellenze della moda, del lusso e non soltanto di questi due settori.
Nel caso di Lvmh-Loro Piana, ai francesi ha fatto gola un brand, ovviamente 100% made in Italy, frutto anche della perfetta integrazione della filiera: dagli allevamenti in Mongolia, Nuova Zelanda e Australia, il "pallino" nell'attività di Pier Luigi, da cui rifornirsi di materia prima destinata a trasformarsi in filati e tessuti, alla creazione di quella divisione luxury goods, inventata da Sergio negli anni 90, che nel 2012 pesava ormai per oltre i due terzi dei 630 milioni di ricavi (+13,1% sul 2011).
Fino alla svolta strategica rappresentata dal debutto nel campo del prodotto finito, l'azienda era sostanzialmente focalizzata nel tessile d'altissima gamma, un segmento nel quale Loro Piana aveva innovato con brevetti esclusivi, rifornendo i sarti più celebri del mondo, italiani in primis, e molti bei nomi della moda maschile. Loro Piana è tuttora il primo trasformatore al mondo di cashmere e il più importante acquirente di lana merinos al mondo: due atout su cui è stata fatta leva per costruire una "catena" perfetta.

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