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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2013 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:14.

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ROMA
Riduzione delle tasse sul lavoro con i proventi che deriveranno dalla spending review e dal rientro dei capitali illegalmente esportati all'estero. Enrico Letta lo ribadisce con forza durante la sua prima conferenza stampa di fine anno da premier: «Voglio sciogliere un equivoco di questi giorni - è la premessa di Letta - capisco l'impazienza delle parti sociali, ma l'avevo detto a novembre, quando nacque l'idea del fondo per un meccanismo di automatismo per tagliare le tasse con i proventi da spending e capitali. Riconfermo qui questo impegno: questi interventi porteranno risorse che serviranno a ridurre il peso fiscale sul lavoratore e su chi dà e genera lavoro. Nella legge di Stabilità c'è già una prima riduzione del costo del lavoro - rivendica Letta -: la strada è questa, ma confermo anche che sarà percorsa senza sfasciare i conti pubblici perché la stabilità ha i suoi dividendi, ma se esiste e se la si porta avanti nel tempo». Eccolo, il dividendo-stabilità in questi otto mesi di governo: 5,5 miliardi di euro. Quanto all'obiettivo crescita all'1,1% fissato dal governo, il premier invita gli scettici a guardare avanti, al 2014, quando – assicura – ci sarà la ripresa e i tanti increduli si ricrederanno: «Penso che da qui alle elezioni europee si vedranno i primi segnali della ripresa, e anche i tanti San Tommaso li vedranno. La prospettiva per l'anno prossimo è positiva».
È lunga la lista di impegni che il premier consegna ai giornalisti in vista del patto alla "tedesca" che sarà firmato a gennaio dai leader dei partiti di maggioranza: dal rientro dei capitali dall'estero («gennaio sarà il mese dell'intervento sul tema dei capitali illegalmente esportati e quindi del loro rientro, e ci saranno interventi importanti contro l'autoriciclaggio») alla delega fiscale per rendere il fisco «più amico dei cittadini»; dalla revisione della Bossi-Fini e del sistema di accoglienza degli immigrati (i Cie) fino all'introduzione dello ius soli per rendere cittadini italiani i bambini nati nel nostro Paese. E c'è anche l'annuncio, ora che il Cavaliere è uscito dall'orizzonte del governo, di un intervento sul conflitto d'interessi. Il cuore del patto di gennaio sarà tuttavia costituito dal lavoro e dalle riforme istituzionali con connessa nuova legge elettorale. «Nel contratto di governo di gennaio affronteremo le proposte che i soggetti contraenti metteranno sul tavolo – dice Letta rispondendo ad una domanda sulla revisione dell'articolo 18 per i neoassunti a cui sta lavorando il nuovo Pd di Matteo Renzi – e tutto ciò che aiuterà la nuova occupazione sarà benvenuto, a condizione che sia buona occupazione, non senza diritti».

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