I nuovi italiani e le loro imprese extraordinarie
Arrivano in Italia senza nulla da perdere. Dietro lasciano il mare. In tasca hanno il senso del rischio e la voglia di farcela. Rischiano il tutto e per tutto pur di affermarsi. E, qualche volta, ce la fanno. Dimenticate i lavavetri e i barconi pieni di clandestini. Sono extracomunitari sì, ma di mestiere fanno gli imprenditori. E sono illuminati. Vediamo qualche storia d'eccellenza
di Eleonora Chioda
7. Storia 4/Io avvio una startup e assumo foodblogger
Nella foto, Guk Kim
Mentre le startup tecnologiche della Silicon Valley sono create principalmente da imprenditori non nati negli Usa (studio Kauffman Foundation), in Italia non è cosi. Gli immigrati svolgono soprattutto attività tradizionali, ma c'è qualche eccezione. «Ho fondato la mia startup tecnologica a 23 anni, si chiama Cibando, ha raccolto investimenti dal fondo tedesco Point Nine Capital e da un business angel Italiano, Fabio Pezzotti».
Guk Kim, coreano, 25 anni, un laurea in Economia e Business Administration alla John Cabot University di Roma, è in Italia fin da quando era ragazzino per gli affari del padre. «Sono diventato CEO della mia prima azienda - vendita di spazi pubblicitari su MySpace - a 16 anni. A 20 anni ho realizzato il mio sogno e creato una società di promozione e marketing su web e cellulari. Cibando è la mia terza startup.
Mi ero trasferito da Roma a Milano e non sapevo come trovare un ristorante. Chiamavo l'892424 ma ottenevo solo gli indirizzi. Io volevo sapere come si mangiava, se il posto era costoso. Cosi è nata l'idea di creare un'App, dove trovi un ristorante ma puoi vivere in anteprima una specie di food experience digitale. Guk infatti vende ai ristoratori la creazione di contenuti ad hoc, fatta di foto, video e testi. «Le difficoltà sono state enormi: partire dal nulla, costruire il team, trovare i finanziamenti, restare a galla nel periodo storicamente più duro dal punto di vista imprenditoriale. Il mio segreto? Ho lavorato e puntato dritto al fatturato».
Cibando ha ottenuto numerosi riconoscimenti (una delle migliori App del 2012), raccolto più di 1.500 ristoratori come clienti, ha progetti di espansione. E assume. «Il nostro motto è Always be recruiting. Siamo sempre alla ricerca di persone appassionate. Cerchiamo food editor, consulenti Commerciali e Sviluppatori iOS e Android. Se fossi stato all'estero, Cibando sarebbe nata lo stesso. In Italia le opportunità sono soffocate dall'eccessiva burocrazia e dalle tasse.
Poi c'è troppa competizione, molto back-stabbing (pugnalate alle spalle ndr). Ma io mi sento italiano, perché la vita mi ha portato qui. E resto qui. Se vuoi fare qualcosa, lo fai ovunque» conclude Guk.
©RIPRODUZIONE RISERVATA