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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2013 alle ore 08:45.

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Che a Teheran la festa cominci: questa è Yalda, celebra il 21 dicembre, la notte più lunga dell'anno, il solstizio d'inverno. Ahriman, le forze del male, all'alba saranno sconfitte dal sole di Ahura Mazda. Yalda è il simbolo da qualche migliaio di anni della vittoria della luce sull'oscurità e affonda le sue origini nella Persia pre-islamica dove si diffuse la predicazione di Zarathustra, fondatore di una religione che ebbe un'influenza decisiva nella nostra cultura ma venne per secoli dimenticata: in questo giorno speciale si prende la rivincita sulla tetragona repubblica degli ayatollah.
«Nessun mullah osa dire niente contro Yalda», dice con allegria Mahamoud, venditore di dolci sull'immenso viale di Vali Asr, un'arteria di 12 chilometri che taglia la capitale da Nord a Sud. «Guarda che fila lunghissima, sembra quella di Nowruz», altra festività millenaria che il 21 marzo segna l'avvento della primavera: è questo il capodanno iraniano, appuntamento immancabile in cui tutto il Paese si ferma.
Essere persiano significa vivere immerso in una cultura dai lasciti antichi che si manifestano costantemente nella vita quotidiana e ne rafforzano l'identità. A partire dalla lingua indo-europea che risale all'Avesta, il libro sacro zoroastriano. Il persiano, o farsi, viaggia con la parola di Zarathustra dall'altipiano iranico all'Afghanistan, attraversa gli imperi degli Achemenidi, dei Parti, quello Sassanide, per prendere la sua forma attuale a partire dall'ottavo secolo, quando la conquista musulmana impone l'alfabeto arabo.
Per distinguersi dagli arabi l'Iran adotta l'Islam sciita e diffonde con il nuovo alfabeto la sua grande letteratura. Il Libro dei Re di Ferdowsi (lo Shanameh), storia romanzata dei grandi sovrani pre-islamici, diventa dopo il Mille il pezzo forte dei cantori popolari da Shiraz a Samarcanda, da Yazd a Herat, e ovunque si recitano i grandi poeti come Khayam, celebre per le quartine, Saadi e Hafez.
«I versi di Hafez sono quelli giusti per la festa di Yalda, da leggere davanti al fuoco o da urlare a squarciagola in coro nei party, dove l'alcol scorre a fiumi», dice con fare provocante la giovane Noushim che si prepara per una festa scatenata a Teheran Nord.
Hafez parla al cuore, ai sentimenti, alla fantasia, ai piaceri della vita, all'erotismo, allo spirito d'avventura. E al vino. «Vino lieve di colore rosa, amabile e corposo/ sono confetti le labbra dell'amica e sol di rubini è il discorso». Ma nei party che frequenta la ventenne Noushimi scorrono anche dosi robuste di birra e vodka di contrabbando. Nella lunga notte di Yalda molti cadranno riversi sui tappeti, abbandonati intorno al sofreh, intontiti dall'alcol.

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