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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2013 alle ore 12:17.
L'ultima modifica è del 30 dicembre 2013 alle ore 18:11.

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Il Milleproroghe si fa in due. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha autorizzato la presentazione alle Camere del decreto di fine anno. Il provvedimento è stato suddiviso in due testi: il primo è un decreto «recante disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonchè a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali», il secondo decreto «recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative». Dopo la firma di Napolitano, entrambi saranno pubblicati sulla Gazzetta ufficiale.

I due decreti
La decisione di spacchettare il milleproroghe nasce dall'esigenza di evitare che nella conversione da parte del parlamento accada quanto si è verificato con il Salva Roma, con un testo che ha via via imbarcato gli emendamenti più disparati. Ora, dopo il restyling sotto la regia del sottosegretario Filippo Patroni Griffi, un decreto è centrato sulle proroghe, l'altro sulle misure urgenti (i 485 milioni forse recuperati dalla gestione commissariale del Comune di Roma, da spalmare sui bilanci 2013 e 2014).

No a un nuovo passaggio in Cdm
Non sarà necessario un ulteriore passaggio in Consiglio dei ministri perchè, rilevano fonti della presidenza, si tratta soprattutto di razionalizzare una normativa già votata dal Cdm il 27 dicembre e divisa in due capitoli separati sin dal primo testo. Il decreto sulle proroghe dovrebbe essere assemblato in 7 pagine e 14 articoli.

Il provvedimento sulle misure urgenti
Per quanto riguarda il secondo provvedimento, potrebbero entrare le misure per il trasporto locale in Campania e i fondi per la ricerca. Dovrebbe saltare l'equiparazione tra fumo elettronico e tabacco. In una nota il presidente del Consiglio Enrico Letta conferma la decisione di pervenire all'approvazione, nei termini già condivisi a livello governativo, della norma relativa all'allentamento dei vincoli del patto di stabilità per la città di Venezia. La norma, spiega, non ha potuto trovare collocazione nei due decreti in pubblicazione per l'esigenza di assicurare agli stessi snellezza e rigorosa omogeneità, ma «si conferma la volontà del governo di inserire la disposizione nel primo provvedimento utile».

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