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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 20:09.
L'ultima modifica è del 03 gennaio 2014 alle ore 20:42.

Il M5S discuterà di nuova legge elettorale in Parlamento «quando un Parlamento legittimo sarà insediato». È la posizione che Beppe Grillo detta al movimento sul suo blog. Dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta il parlamento attuale per il leader del M5S è da considerarsi «incostituzionale». «In Parlamento - scrive Grillo - siedono 150 abusivi eletti grazie al premio di maggioranza del Porcellum. E questa gente, responsabile e fruitrice del Porcellum, dovrebbe occuparsi di legge elettorale e magari di riforma della Costituzione? Al massimo può andare a casa. Napolitano, dopo le motivazioni della Consulta, deve sciogliere le Camere».

Subito al voto con il Mattarellum
Tutti a casa dunque. E ritorno alle urne subito con il Mattarellum. Ossia con il sistema elettorale in vigore prima del Porcellum. Appunto perché le Camere attuali sarebbero delegittimate a discutere di una nuova legge elettorale. Con questa linea Grillo prova a disinnescare l'attivismo del segretario Pd Matteo Renzi che da giorni sta dettando l'agenda politica, a partire dalle tre proposte avanzate di riforme della legge elettorale (modello spagnolo, Mattarellum corretto in chiave ancora più maggioritaria, modello dei sindaci basato sul doppio turno di coalizione).

Prossima settimana parte consultazione on line
Intanto, i 5 Stelle lavoreranno per scrivere una propria legge. Grillo annuncia infatti sul blog che la proposta di legge elettorale del M5S «sarà sviluppata on line a partire dalla prossima settimana insieme agli iscritti certificati (ad oggi circa 100.000)». E che «dovrebbe essere completata per il mese di febbraio e sarà la posizione ufficiale del M5S» da discutere in Parlamento «quando un Parlamento legittimo sarà insediato». Nel frattempo la stella polare resta il ritorno al Mattarellum, che i grillini dovranno sostenere fino alla fine. Senza lasciarsi affascinare da rivisitazioni o proposte innovative di altre forze politiche. Qualche "distinguo" dei dissidenti è già messo in conto, ma anche sul fronte della riforma elettorale l'obiettivo è marcare la differenza da tutti gli altri partiti. Un Parlamento illegittimo, è il ragionamento, non può metter mano al "restyling" del Porcellum.

Ipotesi dimissioni di massa
Per questo, secondo l'Adnkrosos, resta in piedi l'ipotesi di dimissioni di massa dei parlamentari pentastellati appena la Consulta renderà note le motivazioni che l'hanno indotta a stroncare la legge elettorale. Un atto estremo che sarebbe caldeggiato soprattutto da Beppe Grillo, affascinato da un gesto di rottura con pochi precedenti. Non tutti, però, ai vertici del Movimento la pensano come lui. Lo stesso Casaleggio, frenerebbe: sarebbe complicato realizzare una strategia di questo tipo ed evitare l'effetto boomerang. Con senatori e deputati spaccati e i non eletti nelle file del M5S pronti a disobbedire al diktat di Grillo pur di entrare in Parlamento. Il timore è ritrovarsi con «160 Scilipoti sugli scranni dei 5 Stelle», sintetizza un ben informato.

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