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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2014 alle ore 18:10.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2014 alle ore 15:30.

Le strategie del mercato rossonero, tutte da decifrare
Balotelli, Kakà, Saponara, Robinho, Pazzini, Matri. E quindi ancora, disponibili anche se infortunati, Birsa ed El Shaarawy. Di giocatori capaci di arrivare in zona gol con la lucidità necessaria (certo, sulla carta) per fare la differenza, il Milan ne aveva già tanti, troppi secondo alcuni. E la partenza di Niang in direzione Montpellier non stravolge certo i numeri del reparto.
D'accordo, Honda non è un attaccante puro, a Mosca segnava per necessità più che per virtù, eppure qualcosa non torna. Conti alla mano, il Milan è nelle retrovie che fa acqua da tutte le parti. Dopo 17 gare di campionato, il diavolo ha incassato la bellezza (si fa per dire) di 26 gol, con una media da mani nei capelli di 1,5 reti a partita. Soltanto quattro squadre hanno fatto peggio: Bologna, Livorno, Sassuolo e Catania. Piena zona retrocessione, per intendersi.
L'arrivo del centrale francese Adil Rami, che è sceso l'ultima volta in campo con la maglia del Valencia il primo settembre, difficilmente rivoluzionerà i valori di una difesa tra le più malconce di tutta la Serie A. In tempi di crisi, si fa quel si può, diranno a Milanello. E infatti, Honda, come Kakà e Birsa, arriva a costo zero. E un giocatore in più, per carità, può sempre fare comodo.
Champions a parte, ovviamente, perché nell'edizione in corso il nipponico ha già dato il suo con la maglia del Cska Mosca e dovrà attendere il prossimo settembre prima di debuttare in Europa con i colori rossoneri.
Marketing mon amour
Keisuke Honda sarà il primo giocatore giapponese nella storia del Milan. Giocherà con la maglia numero 10, che in passato è stata indossata da fuoriclasse del calibro di Rivera, Gullit, Savicevic e Rui Costa, tanto per citarne alcuni. Il trequartista con gli occhi a mandorla e i capelli biondo platino giura di tifare rossonero da una vita, forse più. Ma il passato non conta se il futuro promette risvolti scintillanti.
Honda incasserà uno stipendio di 3 milioni di euro a stagione fino al 2018, che per un giocatore che per il momento ha azzeccato soltanto un paio di stagioni in Russia e una Coppa d'Asia non è proprio malaccio. Giapponese felice e Milan felicissimo.
Perché, comunque vada a finire, l'arrivo del giocatore a Milanello provocherà quasi certamente un'impennata nelle vendite di prodotti griffati con il logo del club rossonero sul mercato del Sol Levante e più viaggi di tifosi nipponici a Milano per vedere giocare dal vivo il proprio beniamino sull'erba del Meazza. Secondo Tuttosport l'indotto potrebbe arrivare a 7 milioni, non un'enomità ma nemmeno quisquilie in tempi di crisi.
Luciano Gaucci, presidente del Perugia multietnico, fu uno dei primi a dimostrare la bontà dell'iniziativa. Gli andò benissimo con Nakata, meno con tantissimi altri (chi si ricorda del sudcoreano Ahn?). Sì, perché il Giappone tira. Ieri come oggi. Compri uno e vendi due, spesso tre.
Lo sanno bene i cugini interisti, che con Nagatomo (premiato come miglior giocatore asiatico all'estero del 2013) hanno fatto un doppio affare, fuori e dentro il campo. A onor del vero, Erick Thohir, il nuovo proprietario del club neroazzurro, sarebbe stato felice di assumere alle sue dipendenze già a gennaio il centrocampista del Cagliari, Radja Nainggolan, suo connazionale per discendenze più o meno dirette, ma il portafogli piange e il Milan spinge.
La crisi ha scatenato la fantasia. Honda ne è la conferma.
(Aggiornato il 5 gennaio)
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